Massimo Temussi da vittima di intimidazioni a intoccabile protetto dai banditi: “La Murgia mandante delle minacce”

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti nell’ordinanza, l’allora commissario di Ats, a sua volta indagato, fu prima seguito e avvisato, come aveva voluto l’allora ex assessore dell’Agricoltura Gabriella Murgia per ridimensionarlo e per vendicarsi di un contrasto avuto con lui all’Aspal, poi grazie all’intermediazione di Tomaso Cocco, poi ricompensato col primariato, diventò un protetto del gruppo criminale


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Da vittima di intimidazioni e minacce a intoccabile protetto dal gruppo criminale e mafioso che si era saldamente – e stabilmente – introdotto nel sistema politico amministrativo regionale. A commissionare le minacce per “ridimensionare” Massimo Temussi fu, secondo gli inquirenti che hanno ricostruito la vicenda, l’allora assessore dell’Agricoltura Gabriella Murgia, finita ieri in carcere dopo il blitz dei Ros a conclusioni delle indagini dell’Antimafia di Cagliari. Solo in seguito, grazie all’intermediazione di Tomaso Cocco, altro nome eccellente finito ieri in carcere, ricompensato poi con un primariato e un reparto fatto nascere su misura al Binaghi, Temussi diventò un intoccabile, protetto dal gruppo criminale che con Murgia e Cocco aveva rapporti costanti. La ricostruzione degli inquirenti risale a quando Temussi e Murgia lavoravano insieme all’Aspal, l’agenzia regionale per il lavoro: lui direttore, lei funzionaria, ebbero uno scontro per una questione di orari, e la Murgia rischiò il procedimento disciplinare. Diventata assessore in quota Solinas, aspettava di farla pagare a Temussi: e così, avendo colto un apprezzamento nei suoi confronti durante uno degli spuntini regolarmente organizzati con i gruppi criminali del nuorese sgominati ieri, aveva detto che Temussi andava invece ridimensionato. E così, a ottobre del 2019, Temussi denunciò di essere stato seguito da una Ford Fiesta di colore scuro per le vie di Cagliari e che, a suo parere, la mandante dell’intimidazione era proprio la Murgia.
A quel punto, l’intermediazione di Cocco, che si riferiva ai banditi chiamandoli “i nostri cani”: grazie alla sua intermediazione, Temussi diventò un protetto del sistema criminale. In cambio, come ricompensa, Temussi si adoperò per garantire la scalata di Cocco fino al primariato, con un reparto fatto nascere esclusivamente per lui e con un bando che conteneva criteri che solo Cocco poteva soddisfare. Temussi è coinvolto nell’inchiesta anche come indagato per abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio.


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