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Mentre l’assessore Loi non riesce a spostare neanche due cassonetti per servire viale Sant’Ignazio, in consiglio comunale martedì si è discusso, con molti errori, della nuova discarica di Macchiareddu e di rifiuti. Se è vero che a breve, a seguito dell’eliminazione delle province, Cagliari avrà il 70% del CACIP, è anche vero che proprio Cagliari non effettua la differenziata adeguatamente, che deve risolvere il problema e lo può fare attraverso un corretto trattamento dei rifiuti. Questo può avvenire se alla base c’è un bando per la raccolta dei rifiuti che prenda in seria considerazione il processo di riciclo, riuso e riutilizzo, seguendo la direttiva europea n. 98 del 2008. Questo significherebbe l’abbassamento delle tasse.
di Enrico Lobina e Riccardo Sxchirò
Nel dicembre 2012 il già sindaco Massimo Zedda aveva partecipato ad un dibattito in cui si erano trattati, in termini pratici, i temi del riciclo, riuso e riutilizzo. Si era presentato un modello all’avanguardia nel settore del riciclo. All’epoca il bando per il nuovo servizio di raccolta non era ancora stato presentato. Si potevano inserire obblighi ed incentivi per realizzare un sistema di raccolta focalizzato sulle tre R (riciclo, riuso, riutilizzo). Nulla è stato preso in considerazione.
Non vogliamo le discariche in Sardegna, non solo a Cagliari o nella Provincia. Il problema ambientale è diffuso. Dal 2006 al 2013 vi è stata una riduzione del 15% circa (120.000 tonnellate) del rifiuto che va ad incenerimento: non si capisce perché si devono incrementare i due inceneritori di Tossilo e di Macchiareddu. Il rimedio non consiste solo nel raggiungimento della quota di differenziata del 65%, che è utile esclusivamente ad evitare la sanzione di 500.000 euro. Serve piuttosto mettere al primo posto nella scala di priorità una politica del riciclo, riutilizzo e riuso, come imposto dalla direttiva europea n. 98 del 2008. Quest’ultima indica all’ultimo posto delle priorità le discariche.
Non è vero che la nuova discarica di Machiareddu è solo di servizio per l’inceneritore: alle pagine 24 e 38 della relazione generale si prevede che è anche per i rifiuti ordinari. Il rischio è che dal combinato disposto dell’art. 35 dello “Sblocca Italia”, che consente il trasferimento da una regione all’altra dei rifiuti da smaltire e dall’altra l’incremento degli inceneritori (non giustificato in considerazione della riduzione di 120.000 tonnellate all’anno), possa rendere la Sardegna una grande pattumeria da cui il politico miope intravede una fonte di reddito consistente nell’introito derivante dalla produzione di energia generata dall’incenerimento.
Spegnere l’inceneritore si può. Zedda ha deciso di appoggiare le politiche, di destra ed antistoriche, di Francesco Pigliaru in tema di rifiuti. Il comune di Capoterra, venerdì 23 ottobre, all’unanimità ha dato mandato al Sindaco di chiedere al CACIP la revoca del progetto di costruzione della nuova discarica a Macchiareddu. Chiediamo che il Sindaco di Cagliari segua l’esempio di Capoterra.