Zedda: “Auschwitz immensa tragedia, Peppino Fiori grande maestro”


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di Massimo Zedda, sindaco di Cagliari

Nella Giornata della Memoria vorrei condividere un testo, tratto dal libro Uomini ex di Peppino Fiori, che per me, quando ero ragazzo, ha rappresentato e rappresenta ancora una toccante testimonianza di quell’immensa tragedia.

Mi raccontò del suo ritorno a Praga, undicenne. Solo. In tre anni di deportazione gli avevano tolto uno a uno, per bruciarli ad Auschwitz, il padre e la madre e due fratelli…Arriva a Praga al crepuscolo d’un giorno di metà maggio del ’45 su un camion dell’Armata Rossa liberatrice, aveva casa a Josefov, vi si affretta, la porta è aperta, sfondata, l’appartamento è vuoto, lo rischiara con il lume a olio tratto dal tascapane, hanno portato via ogni cosa, s’aggira frastornato e commosso, siede a terra, piange in silenzio…Infine la sorpresa: nell’andito è rimasto il telefono a muro. Funzionerà? Il segnale ancora attivo gli dà emozione. Trattiene il ricevitore in mano, ha ricordato un gioco da bambino: quando si divertiva a ripetere un numero trovato sfogliando a caso l’elenco telefonico, l’uomo chiamato era un signor Kohout, nome assai diffuso che vuol dire gallo, gli telefonava più volte la settimana, era un signore gentile, stava sempre allo scherzo, la conversazione andava all’incirca così. La voce del bimbetto: ̶ Buongiorno, signor Gallo ̶ . Voce amabile di persona anziana: ̶ Buondí, mio caro. ̶ È in casa la signora Gallina? ̶ No, è già uscita. Va a lavorare, sai? ̶ Ma prima di uscire ha fatto l’uovo? ̶ … Ora Nowak ha il ricevitore in mano, s’è fatto grande, undici anni ormai, ne è passato di tempo, ne sono successe di cose da quei giorni di burle innocenti, un grande buio ha avvolto la terra…il numero telefonico lo ricorda ancora, esita, teme di scoprire che la guerra s’è portata via anche il bonario signor Gallo, riattacca…Ma se fosse vivo? Risolleva il ricevitore, lentamente compone il numero, segnale di libero, una voce stanca: ̶ Pronto? ̶ Al piccolo s’arresta il fiato, riesce a dire flebilmente: ̶ Parlo con il signor Gallo? ̶ Dopo un indugio: ̶ Sì, sono io il signor Gallo. ̶ Ben trovato, signor Gallo, ̶ con un filino di voce, il cuore gli è partito a mitraglia, ha i lucciconi: ̶ È in casa la signora Gallina? ̶ Un silenzio breve. ̶ Tu? ̶ il signor Gallo lo ha riconosciuto, è straziato, dice: ̶ La signora Gallina, bambino mio, ci ha lasciati, ̶ e subito: ̶ Hai lì vicino il papà? ̶ Il papà non c’è più, ̶ con voce di pianto. ̶ E la mamma? ̶ La mamma non c’è più, non ci sono più i fratelli, ̶ ha la gola stretta. Un silenzio. ̶ Sei solo? ̶ Solo. ̶ Non verresti da me? Anch’io sono solo. E troverai una sorpresa: prima d’andarsene, la signora Gallina ha lasciato un uovo per te, sai? Su, t’aspetto ̶ …