Villacidro, uno striscione per Ignazio morto nel macchinario dei rifiuti

L’operaio era morto tre anni fa a oggi dopo esser caduto dentro a un macchinario: il ricordo di amici, colleghi e parenti per l’uomo, padre di famiglia, che, durante il turno notturno, svolto da solo, ha perso la vita tragicamente


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Villacidro – Uno striscione per ricordare Ignazio Sessini fuori dallo stabilimento della raccolta differenziata, l’operaio morto tre anni fa a oggi dopo esser caduto dentro a un macchinario: il ricordo di amici, colleghi e parenti per l’uomo, padre di famiglia, che, durante il turno notturno, svolto da solo, ha perso la vita tragicamente. Una notizia che sconvolse la Sardegna, quella dell’incidente sul lavoro avvenuto il 5 luglio 2021 nella ditta dove viene smistata la raccolta differenziata di diversi comuni del Medio Campidano, una tragedia che ha strappato la vita a Sessini, ben voluto di tutti.

Le indagini proseguono, è in corso il processo. La moglie Lucia è una donna segnata dal dolore straziante, quello per aver perso l’amore della sua vita. “Lui ha lavorato da solo quella notte, non si può, e mi fa rabbia perché era una persona molto precisa e scrupolosa” aveva raccontato la donna a Casteddu Online.

Si faceva voler bene da tutti Ignazio, viveva per la moglie e la loro bambina arrivata dopo 14 anni di matrimonio. “In alcuni periodi ho molta rabbia, alcune voci malevoli mi destabilizzano perché ledono la verità, bisogna aspettare che la giustizia faccia il suo corso e scriva nero su bianco quello che è accaduto”. In tutti questi anni i colleghi di Ignazio non hanno mai lasciato da sola Lucia,  una presenza che rincuora la donna e che è doveroso sottolineare. “Pensavamo già a quando sarebbe andato in pensione, piccoli progetti di vita finalizzati solo alla famiglia. Voleva veder crescere la nostra bambina, la amava tantissimo”.

Ignazio era felice, amava la vita e non si può, ancora oggi, morire sul posto del lavoro.

“Vado avanti per nostra figlia, ogni tanto ho questi momenti di sconforto ma lei mi da la forza. Mi dice ‘mamma non piangere’. Ignazio era la parte gioiosa della nostra famiglia, il mio futuro era lui. Era molto scherzoso, durante la giornata si rideva tanto in casa”.

“A me non interessa niente – aveva specificato la donna – l’unica cosa in cui confido è che vengano valutati i fatti e si traggano le conclusioni. Penso che la giustizia debba prevalere, lui ha fatto solo del bene in vita sua ed è il minimo che venga fatta giustizia. Purtroppo le procedure sono molto lunghe considerate le dinamiche”.

Era rientrato a lavoro dopo poche settimane essere stato operato di appendicite, aveva perso 7 kg, e il giorno dopo sarebbe dovuto andare in ferie”. Ma il destino è stato crudele quella notte calda dei primi giorni di luglio: “Ignazio non si trova”, avevano dato così l’allarme i suoi colleghi di lavoro. Il suo corpo fu rinvenuto straziato nel macchinario, precisamente, impiegato per la triturazione dei rifiuti biodegradabili.


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