Alla fine hanno preso la decisione “più saggia”, per quanto rischiosa. Sono arrivati a Cagliari, dopo aver guidato sin da Domus De Maria, per sottoporti al tampone, il secondo, dell’Ats. Anche se non erano prenotati. Marianna Urru, insegnante, 40 anni, e il marito Alessio Angioni, artigiano, di quarantacinque, risultano positivi al virus da inizio agosto: “Siamo entrambi vaccinati”, precisa sin da subito la donna, “solo con la prima dose”. Da quasi tre settimane lottano per cercare di uscire dal tunnel del Covid e, ancora prima, per poter essere sottoposti al secondo tampone. Dopo tanti giorni di attesa, però, hanno deciso di “evadere” dalla loro abitazione e arrivare sino alla Cittadella della salute di via Romagna a Cagliari: “Ce l’ha suggerito una nostra conoscenza, non potevamo davvero più restare a casa. Mio marito”, osserva la donna, “non lavora dal cinque agosto scorso. Fa l’artigiano, già non ha avuto aiuti durante i lockdown e le restrizioni, non può restare a casa senza lavorare, chi ci sfama?”. La coppia è andata in via Romagna a Cagliari oggi. Ecco, di seguito, il racconto, fatto dalla donna, del calvario suo e di tutta la sua famiglia.
“Mio marito ha iniziato ad avere mal di gola il due agosto, la notte del 4 gli sale la febbre. Da questo sintomo abbiamo sospettato fosse Covid, così il cinque agosto ha fatto il tampone antigenico di sua iniziativa, scoprendo di essere positivo. Ci siamo messi subito in quarantena fiduciaria, tutta la famiglia, e abbiamo avvisato il nostro medico che ha subito comunicato tutto all’Ats. Il sei agosto, tramite una conoscenza , mio marito è riuscito a prenotare il primo tampone molecolare, risultato ancora positivo, mentre assieme ai miei figli siamo stati chiamati l’undici agosto. Sono andare a Cagliari all’Ats, abito a Domus De Maria, nonostante stessi male, ho guidato l’auto da sola con i miei figli, con file pazzesche. dopo aver fatto il tampone l’esito del referto è arrivato dopo 48 ore: è stata attestata la positività mia e di mia figlia, mentre mio figlio è risultato negativo. Dovevamo rifare il tampone il 21, avrebbero dovuto chiamare mio marito il sedici agosto ma dall’Ats non è arrivata nessuna chiamata. Tutti questi giorni che siamo stati a casa malati non abbiamo ricevuto nessuna chiamata, ci siamo sentiti soli e abbandonati Il primo periodo della malattia siamo stati molto male , senza avere l’aiuto e il supporto di nessun medico , e ad oggi siamo prigionieri in casa, proviamo a chiamare il numero dell’Ats e nessuno ci risponde , il numero verde continua a dirci che presto ci contatteranno. A questo punto, abbiamo capito che l’unica soluzione rimasta è stata quella di affrontare il viaggio di un ora a Cagliari per provare almeno a sentire la voce di un operatore , sperando di essere accolti e porre fine a questo calvario , considerando il fatto che mio marito è a casa dal 05 agosto ed è un artigiano autonomo senza retribuzione. Abbiamo diritto sia alla libertà sia al lavoro per sfamare la famiglia , chiediamo all’Ats di essere più celeri. Perché dopo due anni di pandemia le persone non possono stare rinchiuse in casa aspettando di essere chiamate per fare il secondo tampone che è un nostro diritto, questo è il ringraziamento o la sorte per un cittadino che cerca di rispettare le regole e che si pone al servizio dello Stato?”.