Va a pesca a Castiadas e viene punto da un trigone: “Ho pensato di morire”

Una battuta di pesca che poteva finire in tragedia, nelle acque di Cala Sinzias. Alessio Pinna, 48enne cagliaritano: “Il pesce mi ha trafitto ad un polso col suo aculeo velenoso, vicino ad un’arteria. Ho fatto un grave errore a volerlo pescare, se mi avesse punto nel torace sarei morto: mi hanno salvato i bravissimi medici del Marino”


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Un dolore fortissimo e una corsa disperata in ospedale. Alessio Pinna, 48enne cagliaritano, pescatore professionista, lo scorso ventuno maggio se l’è vista davvero brutta: mentre stava pescando nelle acque di Cala Sinzias, a Castiadas, ha trovato un trigone, pesce cartilagineo a forma di rombo “famoso” per l’aculeo velenoso all’altezza della coda. Pinna l’ha sparato, colpendolo sulla testa, poi ha cercato di colpirlo con un coltello “per ucciderlo”, ma il pesce si è ribellato e l’ha punto ad una mano: “È entrato da sopra il polso, passando all’interno dell’avambraccio. Come è uscito ha tranciato parte della muscolatura e dei tendini”, racconta Pinna. “Se mi avesse punto sul torace, per esempio, sarei morto”. E, se oggi può raccontare tutto, lo deve principalmente ad un suo amico, compagno di pesca: “Mi ha soccorso in acqua, ero paralizzato, mi ha portato all’ospedale Marino, dove sono arrivato con ancora indosso la muta”. Lì, “il 22 maggio, sono stato operato d’urgenza in Chirurgia della mano. I medici sono stati bravissimi a ricucirmi tutto, sono riuscito a muovere subito le dita. Sono dovuti intervenire su tutto il braccio, ormai tumefatto dal veleno”.

Quattro giorni più tardi, le dimissioni, nella diagnosi presente nel foglio medico c’è scritto “ferita penetrante da puntura di trigone al 1/3 distale di avambraccio”, l’operazione eseguita, “esplorazione ferita e sutura ventre muscolare flessore superficiale e profondo del quinto dito e lesione parziale muscolo tendinea del flessore superficiale e profondo del quarto dito” e, poi, la terapia da seguire: dosi di Augmentin e paracetamolo. “Ho ancora molti dolori”, confessa il pescatore. Un maxi gesso protegge il suo braccio dopo la “ricucitura” dei medici: “Mi hanno messo una trentina di punti, il 25 giugno dovrebbero togliermelo e somministrarmi una nuova terapia per almeno i prossimi cinque mesi. Un bimbo che era stato punto nel collo (in Costa Rica, nel 2019) è rimasto paralizzato. Il bello è che pesco da trent’anni, ho sbagliato a voler cacciare un trigone. Spero che questa testimonianza possa essere utile a tutti, per far sì che non commettano il mio stesso errore”.


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