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“La disperazione, un incolmabile senso di umana solitudine, l’angoscia per un futuro senza prospettive, l’ansia di dover dare risposte. Il suicidio in carcere di un ragazzo di 28 anni, padre di una bimba, lascia tutti interdetti. Non ci sono parole che possano essere utili per spiegarlo. Né possono rendere meno amara la notizia i probabili sensi di colpa. Occorre riflettere molto se la privazione della libertà in una struttura penitenziaria sia la soluzione migliore davanti a un pur gravissimo reato”.
Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, avendo appreso del suicidio in cella di Igor Diana, il 28enne che uccise i suoi genitori adottivi Giuseppe Diana, di 67 anni, e la moglie Luciana Corgiolu, di 62, la notte tra l’8 e il 9 maggio nella loro casa a Settimo San Pietro. Fu rintracciato dopo due giorni di fuga nelle campagne di Siliqua.
Oggi ha messo fine alla sua vita, impiccandosi.
“Lo sconcerto nasce anche dal fatto che nella serata di ieri un altro detenuto ha tentato di togliersi la vita. Ieri il pronto intervento degli Agenti della Polizia Penitenziaria, degli Infermieri e del Medico di turno hanno scongiurato il peggio. Oggi purtroppo non è stato possibile”.