“Avevo preso 10 francobolli di Lsd e stavo male, poi per stare meglio ho preso cocaina. Da quel momento, il buio totale”. L’ha detto oggi davanti ai giudici della corte d’assise di Sassari Michele Fresi, il 28enne che l’anno scorso ha ucciso a bastonate il padre, il noto orafo Giovanni, ad Arzachena. Come già nelle altre occasioni in cui è stato sentito, Fresi ha detto di non ricordare cosa sia accaduto in quella nottata drammatica.
Il giovane assumeva droga da tempo e la notte dell’omicidio il padre, chiamato da alcuni conoscenti, si era precipitato fuori da un locale del centro di Arzachena per riportarlo a casa. Una volta giunti davanti all’ingresso, però, Michele Fresi ha preso una bastone di legno e ha colpito alla testa Giovanni, sino a fracassargli il cranio. L’orafo è morto poco dopo il suo arrivo in ospedale per le gravissime ferite riportate e i carabinieri hanno bloccato l’assassino dopo qualche ora, mentre quasi nudo e scalzo, e sempre agitando il bastone con una mano, stava seminando il panico fuori da un altro locale della cittadina del nord Sardegna.
Durante i primi interrogatori il giovane aveva raccontato di aver visto gli alieni, del difficile rapporto con la madre e di aver pensato di essere in pericolo, per questo avrebbe colpito suo padre, scambiandolo per un aggressore. La prossima udienza del processo è prevista per il 4 marzo: verranno sentite la consulente psicologa dalla difesa e la madre dell’imputato.