Stop alle aperture domenicali, sì dei commercianti sardi: “Aiuterà i piccoli negozi”

Confesercenti favorevole al provvedimento annunciato dal Governo: “Bene per il persone e per il riequilibrio tra piccola e grande distribuzione. Quest’ultime perderà posti di lavoro? Non credo. Stanno solo minacciando”. Confcommercio: “Ok a regolamentazione. Speriamo che non sia troppo tardi”


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

Per il bene dei lavoratori e per il riequilibrio della competizione tra piccola e grande distribuzione. Le associazioni dei commercianti sardi dicono sì alle chiusure domenicali.

“Nel 2012 Confesercenti e la Cei hanno raccolto 150 mila firme per la proposta di legge, noi ci siamo svegliati prima degli altri e la proposta di legge dal 2013 è in Parlamento. Per questo siamo chiaramente a favore delle chiuse domenicali”, spiega Davide Marcello, presidente di Confesercenti Cagliari, “in primis per migliorare la qualità della vita del personale e secondo perché rimette in equilibrio una serie di meccanismi e porta ad una competizione più sana tra grande distribuzione e piccoli negozi. Per quanto riguarda i danni alla grande distribuzione”, aggiunge, “resto scettico. Non credo che l’azienda grossa che non apre per un giorno subisca danni particolari e si ritrovi con personale in esubero. Mi sembra più che altro una velata minaccia per indurre qualcuno a non legiferare in questa direzione. Qualcuno parla di passo indietro, spero di no: non si modifica la vita dell’Italia coi centri commerciali chiusi”.

In campo più soluzioni. Quella di Salvini parla di 8 domeniche di apertura oltre le 4 previste a dicembre, mentre quella di Di Maio prevede 25 aperture l’anno. Confesercenti sposa la linea severa di Salvini.

Favorevole, anche se con un po’ di scetticismo sulla modalità, Confcommercio. “Mi sembra la storia infinita”, spiega Giuseppe Scura, dirigente Confcommercio, “ad ogni giro di boa l’argomento ritorna. Noi abbiamo detto che una regolamentazione andava fatta, non fosse altro perché le norme vigenti del decreto Bersani e la norma regionali dichiarano che si deve garantire un equilibrato sviluppo tra piccola e grande distribuzione, cosa che attualmente non sta avvenendo, perché ora come ora non si tratta di scontro alla pari. Resto scettico”, aggiunge, “sulle modalità di attuazione di una norma in materia di commercio che non può essere imposta dal Governo alle regioni che, proprio sul commercio, hanno competenza primaria e che dovrà essere gestita in modo uniforme. Non vorremmo che ogni comune agisse per conto suo. Ci ritroveremmo così ad avere negozi chiusi a Cagliari e aperti a Quartucciu o Quartu, come accadeva in passato. Spero”, conclude, “che il provvedimento non arrivi con i buoi già scappati”.