Stefania, infermiera nel caos del Marino: “L’ospedale cade a pezzi sopra le nostre teste”

Quarantasette anni, da venti lavora tra le corsie della struttura ospedaliera vista mare. Stefania Poddighe fa l’elenco delle criticità con le quali deve convivere ogni giorno: “Reparti smantellati nonostante i tantissimi pazienti. De notte e nelle feste lavoriamo con le stesse paghe del 1994”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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Quarantasette anni, da venti lavora tra le corsie della struttura ospedaliera vista mare. Stefania Poddighe fa l’elenco delle criticità con le quali deve convivere ogni giorno: “Reparti smantellati nonostante i tantissimi pazienti. De notte e nelle feste lavoriamo con le stesse paghe del 1994”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA
Il mondo degli infermieri, anche in Sardegna, sembra andare sempre più a rotoli. All’orizzonte c’è un contratto nazionale che, se firmato, gli obbligherebbe a lavorare anche per 24 ore di fila. Non che gli accordi attuali siano molto migliori: “L’aumento medio è di ottanta euro el mese, chi ne guadagna meno di 1400 va alla pari. Sono laureata, ho conoscenze e competenze specifiche e il nuovo contratto è inaccettabile”. Così Stefania Poddighe, 47enne di Cagliari, da venti infermiera all’ospedale Marino.
“La situazione dell’ospedale è da tragedia, reparti quali Ortopedia e Clinica ortopedica sono sotto organico e non possono rispondere agli standard minimi richiesti. Dal punto di vista strutturale sta cadendo a pezzi, lavoriamo tra i pericoli”, racconta l’infermiera, “lo stanno smantellando nonostante il vasto bacino d’utenza, con pazienti che arrivano anche dal Margine Rosso e da Villasimius. Le indennità per i notturni e i festivi sono ferme al 1994, oltre allo stipendio base”.


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