Ha annunciato l’inizio della nuova stagione e incrocia le dita sperando di ricevere tante iscrizioni, Emanuele Demonits, 43 anni, titolare di una palestra in via Bach a Quartu Sant’Elena sin dal 2004. Piccolo particolare: “Da me non serve avere il green pass, non lo chiederò a nessuno”. La certificazione verde è obbligatoria per legge per poter svolgere attività fisica nelle palestre, il distanziamento e l’igienizzazione non bastano più. O prima dose di vaccino, o tampone, solo così si possono fare pesi, correre sopra il tapis roulant e fare “ripetute” nelle sale al chiuso di qualunque palestra: “Lo so che rischio multe e la chiusura, ne sono consapevole. Ma preferisco lavorare, chiedere il green pass significherebbe continuare a contingentare ancora di più le persone. Lavorerei per pagarmi, a malapena, le spese. L’ottanta per cento dei miei clienti attuali ha il green pass, il restante venti no”. E la percentuale non si ferma all’ “1 ogni cinque”.
“Tanti nuovi iscritti stanno scegliendo me perchè, nelle palestre dov’erano prima, gli è stato detto chiaramente che senza green pass non possono allenarsi. Si tratta di persone di Cagliari e provincia che hanno meno di quarant’anni, sono contrari al vaccino per delle loro ideologie”, prosegue Demontis. “Dopo la fine del lockdown ho avuto un calo delle iscrizioni del cinquanta per cento. Lavoro mattina, sera e notte per portare avanti la mia palestra, e i ristori ottenuti dal Governo non hanno coperto nemmeno un terzo delle mie spese vive. Se ci viene tolto lo sport abbiamo finito di vivere”.