“Non ho mai commentato l’attività della magistratura, anche in questo caso attendiamo l’esito della vicenda, rinviando qualunque giudizio a quando tutti i fatti saranno chiariti”. A margine di una conferenza stampa a Villa Devoto, il governatore della Sardegna Christian Solinas, come da copione rimanda riflessioni e commenti a quando la bufera che da due giorni si sta abbattendo sull’isola sarà passata, o almeno attenuata, e si potrà avere un’idea più chiara di quanto successo. Solinas non andrà neanche nell’aula del consiglio regionale, dove il centrosinistra vorrebbe che lui relazionasse sull’inchiesta: “Riferire in aula sarebbe politicizzare una vicenda che in questo momento è giudiziaria, ci sono sedi giudiziarie e ci vuole rispetto per queste sedi, ha detto il presidente sardista chiudendo la questione. Un passaggio, però, Solinas l’ha fatto su se stesso, citato più volte nell’ordinanza del gip Contini anche come destinatario di protezione criminale durante alcune manifestazioni pubbliche. “Quando ho ricevuto minacce la Digos mi ha messo sotto protezione e semmai sono stato ripreso qualche volta perché non ho osservato puntualmente tutte le prescrizioni: non ho altro che l’attività politica che faccio con molta dedizione lavorando molte ore al giorno e nell’interesse della Sardegna, non credo di dovermi difendere da nessuno”. Riferendosi poi all’epiteto con cui viene chiamato e che compare nell’ordinanza, “anguillone”, secondo Solinas è proprio emblematico del suo essere sfuggente rispetto a certe frequentazioni. “Se fossi un marziano li interpreterei nel senso di una persona che rifugge certe frequentazioni e certe sollecitazioni, anche perché stando diverse ore qui dentro non avrei nemmeno il tempo di frequentare nessuno, ed è forse la prova più grande che non ho mai avuto nulla a che fare con queste persone”.
Infine, un augurio: che alla fine delle indagini, si accerti che la Sardegna è ancora immune dalla mafia. “Spero si possa continuare ad affermare, come è sempre stato affermato nella letteratura scientifica, che la Sardegna ha delle forme di criminalità di un certo tipo ma, come descrive anche Pino Arlacchi il suo famoso libro, non abbiamo per natura antropologica l’attitudine alla mafia”.