Si fa scattare una foto nella spiaggia militare di Porto Scudo: “Ora rischio una condanna”

Una foto, scattata nella spiaggia sulcitana, potrebbe costare caro a Luciana Gallus, 51enne di Teulada. Stando all’accusa, sarebbe entrata in un’area riservata alle attività militari. Lei si difende: “Ero lì insieme anche a mio marito, carabiniere. Non ho fatto nulla di male”


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Una fotografia, scattata qualche anno fa, che potrebbe costare caro a Luciana Gallus, 51enne di Teulada. Quell’immagine sorridente e in costume da bagno con, sotto i piedi, la spiaggia di Porto Scudo l’ha pubblicata tranquillamente su Facebook. Poi, però, qualcuno l’ha vista e l’ha segnalata, non al social network ma alle autorità. Il motivo? Stando alle accuse mosse dal Comando militare dell’esercito della Sardegna-Nucleo carabinieri di polizia militare, la donna si sarebbe introdotta “in luoghi nei quali l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato. Nello specifico, in località Porto Scudo”, un’area inclusa “nel locale poligono militare”, …, “in data anteriore e prossima all’8 luglio 2017”.

C’è già un procedimento penale, l’articolo è il 682: la Gallus rischia “da tre mesi a un anno, ovvero con l’ammenda da 51 a trecentonove euro”. Nel 2018 era stato emesso, nei confronti della Gallus, un decreto penale di condanna dalla gip su richiesta del pm: lei, però, si è opposta “chiedendo che le venisse fatto il processo”, spiega l’avvocato Marco Zusa. Lo scorso 26 febbraio la gip Lucia Perra del tribunale di Cagliari ha firmato il decreto di giudizio immediato. L’appuntamento in aula, davanti alla prima sezione, è per il tre aprile prossimo.

Luciana Gallus è difesa dall’avvocato Marco Zusa. Lei si difende: “Quella foto non mi è stata scattata nel 2017 ma nel 2014, ovvero tre anni prima. Facebook me l’ha riproposta tra i ricordi, ogni anno, e l’ho sempre ricondivisa. All’epoca non c’era nessun divieto per accedere alla spiaggia di Porto Scudo. Insieme a me c’era pure mio marito, carabiniere”. Il legale della donna, inoltre, precisa che “abbiamo tutti gli elementi per dimostrare la totale innocenza della mia assistita”.


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