Scoperta di una tomba collettiva a Samassi: resti scheletrici di un numero notevole di individui

L’eccezionale ritrovamento è accaduto durante gli scavi per la realizzazione della rete del gas


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Scoperta di una tomba collettiva a Samassi: resti scheletrici di un numero notevole di individui, accompagnati da diverse forme ceramiche, oggetti d’ornamento personale, elementi litici e alcuni reperti metallici. L’eccezionale ritrovamento è accaduto durante gli scavi per la realizzazione della rete del gas.
A dicembre, in via Fulgheri, arteria che conduce all’antica chieda di San Geminiano, durante gli scavi per la realizzazione della rete del gas, gli operai hanno rinvenuto resti di ossa umane.
Immediatamente sono state avvisate le autorità competenti e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio
per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna che, nella massima riservatezza, per mesi, hanno lavorato e riportato alla luce importanti frammenti del passato.
“Una deposizione funeraria riferibile a una fase di passaggio tra il Calcolitico e gli inizi dell’età del Bronzo – si legge nel gruppo facebook Archeologia della Sardegna amministrato da Giuliana Chillotti – Durante lo scavo di un tratto della trincea per il posizionamento delle tubazioni, sono emersi alcuni frammenti di tripode associati a resti osteologici in situ. Al fine di comprendere la natura, la tipologia e la cronologia del contesto si è quindi reso necessario ampliare l’area di scavo all’interno della sede stradale. Poco al di sotto del massetto su cui è allettato l’acciottolato moderno, a circa 25 cm di profondità, è stata messa in luce un’ampia fossa terragna, di forma grossomodo circolare, di circa 2,70 m di diametro. Al suo interno, in un terreno a matrice argillosa, erano conservati i resti scheletrici di un numero notevole di individui, accompagnati da diverse forme ceramiche, oggetti d’ornamento personale, elementi litici e alcuni reperti metallici. Nonostante la fossa si trovasse in un’area fortemente urbanizzata e risultasse intaccata da precedenti sotto servizi, lo stato di conservazione del contesto è risultato discreto e il rinvenimento è da subito apparso di notevole interesse per il suo potenziale informativo.
Lo scavo archeologico è stato condotto tra fine novembre 2020 e febbraio 2021. Il materiale scheletrico risulta danneggiato a causa della forte pressione determinata dalla sistemazione della sovrastante strada e dei vari interventi dovuti a lavori recenti, tanto da risultare sgretolato e decoeso, tenuto assieme dal sedimento argilloso.
Già in antico comunque era stato interessato da rimaneggiamenti. Nonostante ciò l’attenta operazione di recupero e documentazione ha permesso di identificare alcuni casi di ossa ancora in connessione anatomica, da cui si evince che almeno in parte la decomposizione è avvenuta nel luogo di rinvenimento.
Il corredo funerario comprendeva diversi contenitori ceramici. La forma vascolare maggiormente attestata è il vaso tripode, a cui si accompagnano anche scodelle, ciotole e bicchieri.
Per quanto riguarda la distribuzione del vasellame, in fase di scavo sono state riscontrate concentrazioni specifiche di vasi, spesso con sovrapposizioni parziali o totali degli stessi, che potrebbero indiziare l’offerta rituale di contenitori in associazione a deposizioni funerarie avvenute in momenti successivi.
Numerosi sono anche gli oggetti di ornamento ricavati da diversi materiali di origine animale, quali conchiglia, osso e denti. Tra questi ultimi si registrano diversi esemplari realizzati da zanne di suino, verosimilmente della specie non addomesticata.
Per quanto riguarda l’industria litica si segnala la presenza di tre brassard e di una punta di freccia in selce. Numerosi sono i manufatti in pietra scheggiata, tra cui si annoverano semplici schegge, supporti laminari e lamellari talvolta recanti tracce di lavorazione a ritocco che si configurano come veri e propri strumenti realizzati prevalentemente in ossidiana, una risorsa litica non locale. La suppellettile funeraria contempla anche alcuni oggetti in metallo, in rame arsenicale o bronzo, tra cui due pugnali e diverse lesine.
Nella fossa sepolcrale rinvenuta a Samassi è possibile riconoscere una sepoltura collettiva con resti di inumazioni prevalentemente in deposizione secondaria, riconducibile a fasi comprese tra il Calcolitico e il Bronzo Antico. L’analisi del contesto è chiaramente ancora assolutamente preliminare, ma il ritrovamento risulta foriero di importanti dati conoscitivi sul rapporto tra la cultura Campaniforme e la cultura di Bonnanaro A nel contesto della Sardegna meridionale. Si sta al momento strutturando un gruppo di lavoro per affrontare in maniera interdisciplinare lo studio sia dei materiali sia dei resti osteologici, integrando l’approccio tipologico con analisi archeometriche e chimico-fisiche”.
ll ritrovamento verrà presentato via online dagli archeologi Chiara Pilo, Francesca Candilio, Gianfranca Salis, Tiziana Matta, Alberto Mossa
nel “X Incontro annuale di preistoria e protostoria
Sepolture tra età del Rame e Bronzo antico:
nuove scoperte” che si terrà il
9-10 giugno, 14.30-18.30, online.


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