Sassari, donne e minori richiedenti asilo rinchiusi con un lucchetto

L’agghiacciante scenario che si presenta agli attivisti della campagna LasciateCIEntrare nell’ex discoteca Kiss Kiss tra Sassari e Porto Torres, adibita a Centro di accoglienza straordinaria


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Poltroncine stile club privè, decine di letti a castello separati da teli in un grande camerone privo di finestre. È questo l’agghiacciante scenario che si presenta agli attivisti della campagna LasciateCIEntrare nell’ex discoteca Kiss Kiss tra Sassari e Porto Torres, adibita a Centro di accoglienza straordinaria (Cas) per richiedenti asilo, gestito dall’associazione Janas International.

Sabato 18 febbraio una delegazione di tre attiviste è tornata nel capannone sulla strada sterrata, a pochi metri dalla Statale 131 per monitorare la situazione, sotto la lente della Campagna già dal mese di giugno 2016, ben prima degli episodi di violenza che a ottobre portarono all’arresto di 10 migranti.

“Eravamo già state qui nel giugno del 2016 – raccontano le componenti della delegazione – e abbiamo chiesto di poter chiacchierare con qualcuno degli ospiti, in particolare con le donne che sappiamo essere ancora presenti nel centro”. Nonostante le precedenti segnalazioni la situazione è sempre più preoccupante: “Alla nostra richiesta l’operatore del centro ci ha accompagnato verso l’uscita del cancello esterno pretendendo un’autorizzazione per fare una chiacchierata anche all’esterno della struttura. Il custode lo ha chiuso in malo modo e lo ha bloccato con un lucchetto”. Anche se nella struttura ci sono persone adulte e libere, senza il consenso del direttore non è possibile comunicare con l’esterno: “Gli ospiti e le ospiti di questo centro ‘appartengono’ al gestore o a chi in quel momento vi fa da custode/operatore” denunciano le attiviste.

Per la Campagna LasciateCIEntrare “risulta particolarmente grave il fatto che un luogo del genere possa essere stato autorizzato ad accogliere persone e che ancora donne e minori si trovino qui, in dispregio a quanto previsto sulla tutela dei soggetti vulnerabili. Chi garantisce l’incolumità di queste persone? Rappresenta questo un luogo sicuro?”


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