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Quindici ore di lavoro al giorno per seicento euro al mese. Un riposo alla settimana. Benvenuti in Sardegna, dove i giovani sono costretti a emigrare per trovare un futuro migliore. Anzi no, per poterselo costruire. Come Arianna Piga di Sestu. A 20 anni, ha già fatto le valigie e abbandonato la sua terra: direzione Valle d’Aosta. La sua storia è uguale a quelle di tanti altri suoi coetanei. Un copione che si ripete inesorabilmente sempre di più.
“Ho lavorato in Sardegna nelle strutture alberghiere in estate per la stagione: cameriera, barista, addetta alle pulizie con un giorno di riposo e ben 15 ore lavorative per 600 euro al mese” racconta. Poi un giorno un’amica l’ha convinta a partire. Lei accetta. “Mi sono trasferita in Valle d’Aosta. Cosa c’è di strano? Beh, anche lì facevo gli stessi lavori, solo che in Sardegna lavoravo 15 ore per 600 euro al mese in valle d’Aosta 9/10 per 1.900”.
“In Sardegna manca il lavoro e quei pochi giovani che restano vengono sfruttati per una miseria. Certo che poi ce ne andiamo” commenta amaramente.
La grande fuga dall’Isola continua e il fenomeno non accenna a diminuire.