“Sardegna, basta col modello centralistico della Sanità: l’emergenza Covid dimostra che i più anziani e più deboli vanno difesi meglio”


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L’emergenza COVID-19 ci presenta una cruda realtà che non possiamo non vedere e considerare per le urgenti scelte che impegneranno anche la Sardegna.

Il sistema sanitario pubblico tiene e protegge davvero i cittadini e le comunità soltanto se, prima dell’Ospedale, vi è una robusta e diffusa rete territoriale dei servizi e della prevenzione.

Quanto accade in questi giorni, anche nelle Regioni più colpite, rivela che il punto di forza della prevenzione e delle cure primarie sono i servizi territoriali, una vera propria diga e argine, che supportano e agevolano il difficile comporto delle strutture ospedaliere. I vari modelli nazionali delle sanita regionalizziate indicano le nuove eccellenze dove si è puntato alla dimensione territoriale e plurale.

La Sardegna non può quindi sbagliare approccio e decisioni rispetto alla revisione della ASL Unica, rispetto alla necessario potenziamento dei servizi territoriali, calibrando ogni scelta partendo dalle evidenti criticità che il Covid-19 ha fatto emergere nel sistema sardo.

Potenziare la rete territoriale significa anche migliorare la prevenzione e garantire a tutti i cittadini, sopratutto i più deboli e gli anziani, il principio Costituzionale che tiene in questa fase, sopratutto grazie agli operatori e al tutti i lavoratori dell’emergenza.

Per la CISL Funzione Pubblica la Sardegna deve ripensare il “modello centralistico” di tre o quattro poli, con possibili buchi organizzativi attorno, per andare a un nuovo modello radicato e diffuso per il quale serviranno assunzioni specifiche ed un forte dibattito con le parti sociali.

In una fase nella quale anche alcuni sindacalisti sardi sono virologi e scienziati e si avventurano in proposte che spettano ad altri, per la CISL FP è meglio fare proposte pertinenti e legate al nostro merito specifico.

Il Segretario Generale FP Sardegna Davide Paderi