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La sanità in Sardegna si può ancora interpretare come una Via Crucis, più o meno sfiancante a seconda dei casi. Appartiene sicuramente alla categoria delle odissee peggiori ciò che ha vissuto una novantatreenne di Quartu Sant’Elena, Irma Cara. A raccontare cosa è successo è una delle soccorritrici, Teresa Secci: “In una clinica privata di Quartu le hanno fatto una radiografia, riscontrando una sublussazione a ginocchio e femore, consigliando il trasferimento al pronto soccorso vista l’età della donna”, spiega. “Siamo arrivate con un codice giallo e, dopo che è stato rimodulato a verde, abbiamo atteso per più di dieci ore. Solo il triage fatto, poi nulla. L’ortopedico ha delle urgenze”, racconta la soccorritrice, “capiamo tutto, ma una situazione simile è veramente assurda. Non si può tenere un’anziana in attesa in un pronto soccorso per così tante ore”. Accanto all’anziana c’è anche la figlia, Cecilia Pau, settant’anni, ed è ovviamente molto preoccupata.
“Ci aspettiamo almeno una consulenza ortopedia, dopo tante ore non è stato ancora risolto niente. Tutto ciò è insostenibile, vogliamo essere visitati e curati se stiamo male”. E invece, ancora una volta, per quanto fortunatamente la novantatreenne non sia in pericolo di vita, bisogna solo attendere che vengano smaltiti eventuali codici rossi e gialli prima di essere visitati. E la regola vale per tutti, dai bambini agli ultranovantenni.