Sanità sarda allo sbando, “mia nonna 88enne sballottata da Iglesias a Carbonia per avere l’ossigeno”

Tempi di attesa folli e ospedali senza tutti i servizi. Così, nel Sulcis, può anche capitare che un’anziana debba aspettare ore prima di essere visitata: “Poi, però, avere sue notizie”, denunciano i parenti, “è un’altra corsa a ostacoli. Peggio del terzo mondo”


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Carbonia – Situazione preoccupante fuori dal pronto soccorso del Sirai, pazienti e parenti in attesa da ore: “Avere informazioni dai medici è quasi impossibile, le guardie hanno detto che questa è la prassi”. La segnalazione giunge dai familiari di S.M., 88 anni, di Iglesias, la necessità di avere l’ossigeno e l’impossibilità, da parte del Cto locale, di prestare il servizio necessario all’anziana. “Mia madre – racconta la nipote Jessica Saba – ha deciso così di chiamare il 118 che ha trasportato alle 10 del mattino mia nonna in ospedale a Carbonia. Da allora non sappiamo niente, mia nonna penserà di essere stata abbandonata”. Una situazione definita “molto tesa”, “insieme ai parenti dei pazienti, già dentro il pronto soccorso, stazionano fuori anche “malati oncologici, una vittima di infortunio sul lavoro con un polpaccio aperto, una persona che ha necessità di una visita psichiatrica. Peggio del terzo mondo, ciò che hanno fatto le guardie, dopo numerose insistenze per poter parlare con i medici, è stata quella di posizionare un cartello nella porta con gli orari in cui vengono fornite informazioni dai medici. Sinora, però, non abbiamo visto nessuno”. Sanità ancora reclamata, quindi, da chi si ritrova a dover fare i conti con una situazione non proprio lineare, tempi di attesa estenuanti e scarse informazioni sulle condizioni di salute di chi oltrepassa la porte del pronto soccorso.

(Ha collaborato Paolo Rapeanu)


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