Restituisce i soldi del suo banchetto di nozze, Sanjust scarcerato

Il consigliere regionale era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui Fondi ai gruppi. Accusato di peculato, ha restitutito parte dei 50mila euro contestati dalla procura.

Ha restituito 25mila euro ed è tornato a casa. Carlo Sanjust, il consigliere regionale della Sardegna arrestato lo scorso novembre perché accusato di peculato nell’ambito dell’inchiesta sui Fondi ai gruppi, è stato scarcerato. Lascia il carcere, quindi, uno dei principali protagonisti della vicenda che ha travolto il consiglio regionale: a Sanjust sono stati concessi gli arresti domiciliari proprio dopo la restituzione di parte della somma che era stata assegnata ai gruppi consiliari, soldi restituiti al Pdl e che corrispondono a poco più di quelli utilizzati per il suo matrimonio, 23340 euro.

Insomma, un risarcimento gli permette di abbandonare la cella, ma la Procura di Cagliari contesta al politico il doppio di quanto ha restituito e dal punto di vista giuridico la restituzione del denaro non prevede la caduta dell’accusa di peculato, semmai la conferma. A presentare una nuova istanza di scarcerazione era stato il suo avvocato, Francesco Marongiu. Richiesta a cui ha dato parere favorevole anche il pm Marco Cocco – titolare dell’inchiesta bis sulle spese dei fondi dei gruppi consiliari – tenuto conto che diventa più difficile la reiterazione del reato dopo la sospensione di Sanjust dalla carica di consigliere regionale (in applicazione della legge Severino) e dopo la decisione del Consiglio regionale di devolvere le somme per i gruppi alle vittime dell’alluvione che lo scorso 19 novembre ha devastato alcune zone della regione, provocando morti e feriti.

Stando alle indagini, l’onorevole avrebbe utilizzato il denaro pubblico destinato all’attività politico istituzionale del gruppo, per pagarsi quello che i giudici del riesame hanno definito un banchetto di nozze “faraonico”. Il giorno in cui avvennero gli arresti, in manette finirono pure il consigliere Mario Diana – ex capogruppo del Pdl, ancora rinchiuso nel carcere di Oristano – e l’imprenditore Riccardo Cogoni, al quale cui sono già stati concessi i domiciliari.