Da anni si occupa delle problematiche del mondo giovanile, segnala e spiega episodi e cause che portano al tracollo dei valori e della sicurezza che attanaglia le nuove generazioni. Risse, bulli, episodi di inaudita violenza si susseguono e si espandono da Cagliari a tutto l’hinterland senza escludere i paesi. Una situazione drammatica che mette in apprensione i giovani come i genitori e gli esperti, che ogni giorno scendono in campo per contrastare il fenomeno.
“In primo luogo, la dispersione scolastica, che in Sardegna raggiunge livelli allarmanti: quasi un ragazzo su cinque non frequenta regolarmente la scuola, accumula gravi ritardi, colleziona decine di assenze e spesso supera il limite massimo consentito per la validità dell’anno scolastico.
A ciò si aggiunge la crisi della famiglia, non solo in termini di mancanza di regole e limiti educativi, ma anche per l’assenza di una spinta verso il valore della cultura e dell’istruzione. In molti Paesi dell’Est asiatico, come Corea del Sud, Giappone e Cina, l’insuccesso scolastico rappresenta un motivo di disonore familiare; al contrario, in alcuni contesti italiani , e soprattutto sardi, sembra essersi indebolito il legame tra famiglia e promozione della responsabilità educativa.
Un ulteriore fattore è rappresentato dalle subculture digitali, che spesso celebrano la violenza, legittimano comportamenti devianti e denigrano apertamente la legalità e le forze dell’ordine, contribuendo alla costruzione di un immaginario adolescenziale in cui l’aggressività diventa strumento di affermazione.
Infine, il contesto è permeato da un neoliberismo culturale ed economico, che diffonde l’idea che si possa e si debba vivere senza limiti, senza regole, secondo il principio che ogni desiderio debba essere immediatamente soddisfatto.
Il risultato è una società di ragazzi arrabbiati con gli adulti, che trovano nella distruzione, nell’umiliazione dell’altro e nell’appartenenza al branco una forma di comunicazione e di riconoscimento identitario”.