Quartu, “treccine africane non pagate dopo 9 ore di lavoro: così ho perso 95 euro”

La denuncia social di T.D., 22enne disoccupata: “Nove ore in piedi, poi tante scuse e nessun pagamento da parte di una donna. Sono già in crisi perché, per colpa del Coronavirus, ho perso il mio vero lavoro. Quei soldi me li sono comunque sudati, anche se non sono una professionista”


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Treccine fatte e non pagate. E un lungo post su Facebook, con tanto di racconto e, addirittura, foto del profilo Facebook della presunta “furbetta”. Il racconto, condiviso da centinaia di persone, è diventato subito virale. E lei, T.D., 22enne disoccupata di Quartu, dietro la richiesta dell’anonimato “perché si tratta di un lavoro in nero, purtroppo quello vero l’ho perso due mesi fa, ero una tirocinante commessa”, conferma la sua versione dei fatti scritta sul social: “Sono stata contattata su Facebook martedì dalla figlia della donna, chiedendomi se potevo andare a casa loro per farle le treccine. Sono andata e, alla fine, le ho fatte alla mamma. Sono rimasta in piedi per circa nove ore, è il tempo necessario per fare tutto il lavoro al meglio. Ho sempre indossato guanti e mascherine”, precisa la giovane. “Al momento del pagamento, la donna mi ha detto di non avere soldi e che avrebbe saldato tutto l’indomani, quando sarei dovuta tornare per fare le treccine a una sua amica”. T.D. si fida e se ne va: “Qualche ora dopo l’ho ricontattata, sempre attraverso il Facebook della figlia, dicendole di aver già comprato le extension e chiedendole se fosse possibile fare il nuovo lavoro a casa mia. Lei non mi ha risposto, anzi, mi ha bloccata. Ho iniziato a capire di essere stata fregata”.

Nei giorni successivi, altri scambi di messaggi: “Sono riuscita a mettermi in contatto con la donna, siamo rimaste d’accordo per un versamento sulla mia carta Postepay ma non è mai arrivato nulla. Mi ha poi dato appuntamento davanti a un market ma non è mai arrivata. Sono riuscita a rintracciare un’altra persona che mi ha raccontato di aver vissuto una situazione simile alla mia, sempre con la stessa persona, ma di non esserci cascata. Ho continuato a cercare di farmi pagare, ma lei mi ha detto che si trovava in ospedale perché un parente stava male e, alla fine, dopo che ha saputo che avevo chiesto informazioni in giro su lei, mi ha detto in modo chiaro che non mi avrebbe mai pagata”. È sconsolata, T.D.: “Non posso denunciare perché rischierei di passare dei guai anch’io, visto che si tratta di un lavoro in nero. Certo, sono comunque amareggiata, molto, per quanto accaduto”.


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