di Matteo Porru
Cagliari. Ventuno agosto. Condizionatori a palla per i dipendenti comunali, sole cocente fuori. E una vista sorprendente dalle vetrate verso via Roma pedonale, ancora poco gremita, che inizia il penultimo lunedì di agosto. Sembra lo scenario perfetto per far accadere qualcosa. Qualcosa che arriva con la corrispondenza quotidiana, decine di lettere indirizzate alla sede di Via Roma, per chi non è riuscito a mandare una semplice pec. O un cordiale e sentito saluto alla dirigenza regionale. Le buste sono tutte bollate, una montagnetta compatta di carta, tutte con mittente.
Tutte, sì. Tranne una.
Bianca, senza alcun indirizzo di provenienza. Chissà da dove viene. Non lo sa nessuno chi l’abbia mandata. Ma è sicuro che quella lettera debba arrivare proprio lì, al Consiglio della regione Sardegna. Ma nessuno sa perché. E soprattutto cosa ci sia dentro.
Dentro ci sono due cartucce. Di fucile. Calibro 12. E una lettera, con quattro cognomi, tre poco leggibili, ma uno evidentissimo che gela i presenti: Pigliaru.
Gli altri cognomi della lettera sono quelli di Carbini, Letta e Sanna (Ansa).
Sembra l’inizio di un potenziale romanzo postumo di Agatha Christie.
Il 113 arriva balenando, la lettera viene requisita e sul caso indaga la Digos.
La notizia fa rapidamente il giro dell’isola e non mancano i messaggi di solidarietà da parte di esponenti politici, sardi e non, e della popolazione sarda. Il Pd risponde: “atti non tollerabili”. Si stanno scrivendo le pagine di un altro terribile capitolo degli atti intimidatori verso l’amministrazione della regione, o di un romanzo macchiato di giallo? Il governatore Pigliaru prosegue il suo operato senza alcun timore, prendendo l’atto come una “chiamata alla responsabilità”, ringraziando tutti coloro che hanno espresso solidarietà nei suoi confronti. Nessuno spera, ma nessuno sa, come possa andare a finire questo giro di minacce. Sperando di non trovarsi davanti una storia ben peggiore. Tracce di prime indagini porterebbero a Sassari, dove esattamente una settimana prima era accaduto un fatto simile: una lettera, indirizzata ancora una volta a Pigliaru e, oltre ai nomi di Fornero, Spissu, Ganau e Oppi, al sindaco della città di Cagliari Massimo Zedda, sempre con una cartuccia all’interno. E una lettera, scritta in limba: una minaccia di morte.