Giura di aver quasi fuso il suo smartphone, a furia di chiamare l’Ats di Cagliari e quella di Sanluri che fa riferimento alla sua città natale, Villamar. Ma di aver sempre ricevuto, come risposta, “picche”. Martina Floris, cameriera di ventiquattro anni, è domiciliata ad Assemini. Da quasi un mese combatte contro il Covid e l’incredibile, quasi surreale, lentezza della burocrazia. La giovane è preoccupata, sia per la sua condizione di salute sia per il timore di essere trattata come “fantasma” del virus. Ecco, di seguito, parte della email che ha spedito alla nostra redazione.
“Salve, sono Floris Martina domiciliata ad Assemini per lavoro e residente però al mio paese d’origine, Villamar. Sono in isolamento da covid dal 26 di luglio, data del primo tampone antigenico positivo e data della segnalazione da parte del mio medico di base all’Ats, ma nonostante ciò la Assl e l’Ats non mi ha mai contattata per fare i tamponi molecolari, né dalla Assl di appartenenza, ovvero quella di Sanluri, ne da quella del territorio in cui mi trovo, ovvero Cagliari. Fin dalle prime settimane ho fatto milioni di telefonate per sapere cosa stesse accadendo. Le uniche risposte sono state solamente un rimpallo di responsabilità tra le due Assl. Senza avere comunque un’assistenza. Stessa situazione successa al mio compagno che purtroppo mi ha trasmesso il virus, non è mai stato seguito da nessuno e quando è andato a fare il molecolare, dopo 23 giorni di sua spontanea volontà era già risultato negativo. Ma nessuno gli potrà dare il foglio di guarigione in quanto l’Ats non l’ha mai chiamato e per loro non è mai stato malato, nonostante abbia ben due segnalazioni risalenti al 23 luglio da parte del suo medico di base nei confronti dell’Ats, a seguito di tampone antigenico fatto in farmacia.
Io di tamponi, dal 26 luglio, ne ho fatti due di mia spontanea volontà alla Cittadella della Salute a Cagliari, uno il cinque agosto, l’altro il sedici agosto, entrambi risultati positivi. Non sono vaccinata ma, avendo passato il Covid, per tre mesi non potrò fare la prima dose. Ho bisogno che venga presa in carico la mia situazione, sennò per tre mesi sarei senza green pass, in quanto non risulto né in isolamento né tanto meno posso avere un certificato di guarigione. Da settembre devo tornare al lavoro, allo stato attuale rischio di restare disoccupata”.