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Un deciso no all’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole sarde e il riconoscimento del ruolo primario e indipendente della famiglia nelle fasi più importanti della formazione dei figli.
Questi i punti principali di una mozione presentata in Consiglio regionale, primo firmatario Paolo Truzzu, Consigliere regionali di Fratelli d’Italia-An. Secondo la teoria gender l’identificarsi come uomini o donne non dipende dai caratteri biologici che determinano un corpo maschile invece che un corpo femminile. Secondo questa teoria si nasce maschio o femmina per questioni genetiche, ma si diventa uomo o donna (o nessuno dei due) in base a fattori esclusivamente culturali.
Per i sostenitori della mozione presentata l’ideologia gender è, non solo pericolosa in quanto porta alla disintegrazione della personalità con conseguente fragilità psichica, instabilità emotiva ed affettiva, bassa autostima, senso di inadeguatezza, ma totalmente inutile. Esiste infatti un paradosso che dimostra come nei paesi in cui si è maggiormente investito nella cosiddetta impostazione di genere paritario, quali la Norvegia, le differenze uomo-donna sono molto più accentuate. Ciò significa che quando una persona è libera di seguire le proprie inclinazioni sceglie quelle tipiche del sesso di appartenenza. Da evitare assolutamente, per i promotori della mozione, devono essere quegli episodi, spacciati per progetti educativi, verificatesi in alcune scuole italiane in cui i bambini maschi delle materne sono stati fatti vestire con abiti femminili e viceversa le bambine. O evitare quanto avvenuto in una scuola media dove è stato fatto leggere un libro con contenuti apertamente espliciti e volgari, che incitava a comportamenti omossessuali.
“Il principio da difendere – spiega Truzzu – è che riconoscere la diversità tra uomini e donne non significa discriminare, il vero principio dell’eguaglianza non nega l’esistenza delle differenze, non le azzera, ma le accoglie e le valorizza in quanto portatrici di ricchezza e di complementarietà. Questo deve essere un concetto base dell’educazione che famiglie prima e scuola poi dovrebbero dare ai propri ragazzi”. Troppo spesso e troppo forzatamente, invece, si sta cercando di imporre un nuovo modello educativo, studiato a tavolino con il contributo esclusivo delle associazioni Lgbt, senza coinvolgere associazioni ed enti rappresentativi dei genitori.
“Il Ministro dell’Istruzione Giannini sostiene che la teoria gender non esista”, conclude Truzzu. “A scanso di equivoci, insieme a tutti i colleghi del centrodestra, Fratelli d’Italia ha presentato questa mozione impegnando la Giunta a vigilare affinché nelle scuole sarde non sia introdotta tale teoria e soprattutto affinché siano fatti rispettare tutti i principi della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, compreso quello che attribuisce alla famiglia, e non alla scuola, il ruolo prioritario nell’educazione dei figli”.