di Franco Magi, consigliere Psd’Az Capoterra e comitato Poggio dei Pini
L’ex Assessore regionale dei lavori pubblici Paolo Maninchedda, spavaldamente incurante della lunga serie di debacle seguite al bluff posto in essere nei confronti dei cittadini e delle istituzioni locali di Capoterra, col suo partito persevera nel voler calare e colare il cemento armato nel ponte horror precompresso nella incontaminata vallata di Poggio dei Pini, in coda ad un lago. Infatti, a seguito del ricorso di appello per la riforma della sentenza del TAR Sardegna n. 185/2018 – fortemente “caldeggiato” da Maninchedda – il Consiglio di Stato ha fissato l’udienza di merito per il prossimo 15 novembre. Tutti noi riteniamo che le ragioni del diritto e del buonsenso siano dalla nostra parte, e siamo sicuri che l’avv. Gianmarco Tavolacci (legale della Cooperativa), l’avv. Mauro Barberio (legale del Comitato) e l’avv. Antonio Avino Murgia (legale del Comune di Capoterra) sapranno difendere al meglio le giuste ragioni della nostra Comunità. Ringraziamo a tal proposito la Cooperativa Poggio dei Pini per il patrocinio concesso al Comitato, che ci consentirà di far valere anche le nostre ragioni in giudizio.
Non possiamo però dimenticare e non stigmatizzare il comportamento del segretario del Partito dei Sardi Paolo Maninchedda e del suo partito, che persiste nel voler vedere realizzato il “capolavoro” di cemento armato precompresso (definito all’unanimità dal Consiglio comunale di Capoterra “di rara bruttezza”) dal costo di oltre 7 milioni di euro progettato dai suoi compaesani della Metassociati di Macomer, (aggiudicatari del concorso internazionale di progettazione negli anni in cui Maninchedda era Assessore). E’ davvero impossibile dimenticare il goffo tentativo di intimidazione (tragicomicamente naufragato) “apparecchiato” da Maninchedda per spaventare gli abitanti e le istituzioni locali, laddove non provava alcun imbarazzo a definire “abusivi” attraversamenti viari che in realtà erano autorizzati (o addirittura edificati) proprio dal suo assessorato, ovvero la bislacca intimidazione dell’ing. Alberto Piras – direttore del servizio opere idrauliche – che è giunto finanche a veicolare finte relazioni che ha poi maldestramente e rapidamente dovuto ricusare.
Oggi Paolo Maninchedda (in nomination per il premio Attila 2018) formalmente non è più Assessore dei lavori pubblici, ma in realtà l’Assessorato continua ad essere gestito dal Partito dei Sardi di Maninchedda. Le decisioni continuano ad essere prese dal Partito dei Sardi, che rispettivamente nell’ufficio di gabinetto dell’attuale Assessore possiede: • il “capo di gabinetto” dell’Assessorato Mario Uras, già segretario particolare dell’ex Assessore Maninchedda; • il “consulente” Francesco Sedda, attuale presidente del partito dei sardi, che insieme a Maninchedda ha fondato l’omonimo partito (recentemente con Maninchedda si sono “scambiati” i ruoli di segretario e di presidente); • il “segretario particolare” Tore Terzitta, ex Sindaco di Valledoria ed esponente del Partito dei Sardi. Va inoltre soggiunto che anche l’attuale Assessore Edoardo Balzarini era l’ex direttore generale proprio dell’assessorato guidato da Maninchedda. Noi non sappiamo se nel comportamento di Maninchedda e del suo partito (quantomeno tollerato da Pigliaru) vi siano state più o meno irregolarità, ma siamo certi nella sanzione sociale che a febbraio 2019, in occasione delle elezioni regionali, i cittadini sapranno infliggergli. Nel contempo attendiamo prudenti e fiduciosi l’esito dell’udienza al Consiglio di Stato.