“Noi sardi? Dobbiamo chiedere più tutele per l’Isola, non siamo terra di confine”

Il caos sull’ipotetica “chiusura” della Sardegna dopo l’aumento dei casi di Coronavirus scatena ancora reazioni: “Rischioso aver riaperto porti e aeroporti per l’estate, ci sono stati sbarchi indiscriminati di turisti”


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“Noi sardi? Dobbiamo chiedere piu’ tutela per la nostra isola e che la si pianti di considerarci terra di confine”. Sono tante le riflessioni in queste ultime ore riguardo la bufera mediatica che si è scatenata sulla Sardegna: esponenti politici e cittadini non nascondono l’amarezza riguardo la curva epidemiologica in salita e le conseguenze che derivano. “Era il 18 ,aggio quando manifestai preoccupazione per il futuro di tutti i lavoratori che operano nel settore turistico della mia regione – spiega Maria Francesca Congiu, consigliera di Monserrato – ma ancor più per la loro salute e per quella di tutti i sardi, in vista della allora imminente riapertura. A ,aggio tutti auspicavamo una Sardegna libera dal contagio, grazie alle misure rigide attuate in regime di lockdown. Trovavo comunque estremamente rischioso che venissero riaperti per l’estate i porti e gli aereoporti agli sbarchi indiscriminati dei turisti. Il presidente Solinas mostrò indefessa responsabilità parlando a tv e giornali di piattaforme di processazione rapida, da installare per consentire uno screening all’arrivo e il rilascio di un passaporto sanitario, in modo da fare entrare in Sardegna solo turisti “no Covid”.
“Tali prospettazioni suscitarono in me e nei più molti dubbi sia sulla possibilità di reale prevenzione di nuovi contagi da parte dei turisti in arrivo, sia sulla concreta attuabilità di simili misure sotto il profilo dei costi, della disponibilità del personale necessario e della concreta controllabilità del flusso dei passeggeri in transito per porti ed aeroporti, senza con ciò creare procedure elefantiache e poco funzionali. Il progetto proclamato enfaticamente dal presidente Solinas non è stato mai realizzato, e la giustificazione è stata che l’attuale governo non lo ha permesso, perché anticostituzionale. Alla fine, come tutti sappiamo, il risultato è stato che per arrivare in Sardegna è stata sufficiente un’autocertificazione che, a detta dei più, spesso e volentieri non è stata nemmeno controllata nei porti e aeroporti. Il sogno dell’isola ‘Covid free’ è svanito miseramente, al punto che oggi si legge su una importante testata giornalistica nazionale che la Sardegna forse verrà isolata, perché molti turisti di ritorno dall’isola sono risultati positivi al Covid. Al danno si aggiunge la beffa.
Credo sia quanto mai opportuno” – continua Congiu –  “che noi sardi chiediamo più tutela per la nostra Isola e che la si pianti di considerarci terra di confine. Tra le irrealizzabili e propagandistiche misure di controllo ipotizzate dal Presidente Solinas e il nulla attuale, avevamo il diritto di essere tutelati con misure quantomeno serie, sia da parte della regione che da parte del governo. Abbiamo invece assistito al solito indegno scaricabarile delle responsabilità.
Le strutture turistiche Sarde in questa stagione estiva avrebbero dovuto e potuto operare, con le opportune cautele, sul turismo interno e si sarebbe dovuto pretendere a gran voce, nell’interesse dei sardi, che venissero ammessi solo ingressi realmente controllati e certificati, anziché chinare subito il capo alle rimostranze del governo. Ci sarebbero stati decisamente minori pericoli per tutti. Non avremmo corso il rischio di future paventate chiusure, ne’ messo in pericolo la salute di tutti e l’economia di un’intera regione”.


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