Manifesti choc antiabortisti a Dorgali, il Comune prende le distanze: “Messaggio inaccettabile”

“Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è una mia scelta. #Stopaborto”. Questa la scritta choc che si legge in alcuni  manifesti affissi a Dorgali della campagna antiabortista avviata in tutta Italia dal comitato “Pro Vita e Famiglia”. Il comune si dissocia: “Le associazioni “pro vita” sarebbero molto più utili se si concentrassero sulla prevenzione delle gravidanze indesiderate e sul sostegno alle donne in difficoltà, anziché colpevolizzare chi esercita un proprio diritto”


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“Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è una mia scelta. #Stopaborto”. Questa la scritta choc che si legge in alcuni  manifesti affissi Dorgali, parte della campagna antiabortista avviata in tutta Italia dal comitato “Pro Vita e Famiglia”.
Campagna che ovviamente sta scatenando non poche polemiche. Dato che c’è una legge in Italia: la 194 del 1978, che garantisce alle donne il diritto di scegliere e consente l’interruzione volontaria di gravidanza sicurezza, in un ospedale. Un diritto che un giorno sì e l’altro pure in Italia viene messo in discussione.
A prendere le distanze sono in molti, e tra questi anche lo stesso Comune che attraverso un post Facebook, scrive: “Nei giorni scorsi sono comparsi in diversi punti di Dorgali dei manifesti affissi da un comitato antiabortista che hanno urtato la sensibilità di molte persone. Per quanto legalmente non perseguibili, come amministratori riteniamo che questi manifesti propongano un messaggio inaccettabile, colpevolizzando ancora una volta le donne e insinuando che chi decide di abortire lo faccia senza la necessaria consapevolezza, con leggerezza, o che sia una persona che non riconosce il valore della vita. Giudizi senza alcun fondamento e che non tengono conto delle tante diverse situazioni e delle diverse sensibilità, accomunandole tutte in un unico calderone su cui poter applicare l’etichetta di “immoralità”. Fortunatamente esiste una legge, fortemente voluta e confermata anche da un referendum popolare, che garantisce alle donne libertà di scelta e il diritto di decidere.
Le associazioni “pro vita” sarebbero molto più utili se si concentrassero sulla prevenzione delle gravidanze indesiderate e sul sostegno alle donne in difficoltà, anziché colpevolizzare chi esercita un proprio diritto. La maternità deve essere, per tutte, una scelta consapevole e non una imposizione.
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