L’insegnante-attore e il suo dramma interiore: ecco chi era Gaudiano


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“Francesco Gaudiano amava la vita e la libertà. Esattamente vent’anni fa, nel 1994, ero solito sedermi nelle panchine di piazza Deffenu e lo vedevo ballare il tango, leggero, in compagnia di un gruppo di ragazzi e ragazze della mia età che pensavano di essere anarchici.

Conoscendolo, poi, negli anni sono emersi tra noi numerosi elementi di distanza, anche radicale. Ma quando una persona che ama così tanto la vita decide di andarsene, posso solo rispettare questo suo ultimo grido di libertà. A perderci, però, siamo un po’ tutti noi che restiamo”. E’ soltanto uno dei pensieri rivolti all’insegnante-attore che oggi pomeriggio è stato trovato senza vita nella sua scuola. Un ricordo indelebile, che sottolinea la voglia “di fare” dell’uomo, i cui pesi raccolti durante il percorso della sua esistenza, però, si sono rivelati insostenibili.

La figura di Francesco Gaudiano è piena di sfumature, di dettagli che andrebbero sottolineati ad uno ad uno. E invece, chi non lo conosceva di persona può solo limitarsi a fidarsi di cosa ha lasciato negli altri, nei cuori di coloro che lo amavano, che lo tenevano tra le braccia o che avevano ricevuto un suo sorriso. Di certo, in base a quanto confermato dai carabinieri e dal medico, c’è che il professore voleva andarsene. Voleva metter un punto alla sua vita segnata da due episodi molto tristi. Anzitutto la morte mai del tutto chiarita di un suo giovane amico di origini colombiane caduto dal davanzale di una finestra dell’appartamento di Gaudiano, al secondo piano di una palazzina in via San Giovanni a Cagliari, mentre cercava di sbloccare lo sciacquone del bagno.

Poi la scomparsa della madre a cui era molto legato. Non ebbe più notizie della donna, e lui cadde in una profonda depressione. Nel primo caso, quello dell’amico colombiano, ci furono anche risvolti giuridici che probabilmente l’avevano fatto soffrire molto: sul professionista di gastronomia, che nei momenti extrascolastici faceva l’attore e l’artista di strada, si erano infatti addensati forti sospetti, ma l’inchiesta – mai formalmente chiusa – non aveva aggiunto elementi all’ufficialità della disgrazia.

Quel giorno, tra l’altro, gli agenti della squadra mobile trovarono molto disordine, diverse bottiglie di birra vuote e tracce di sangue su un muro e vicino alla maniglia della porta: elementi che alimentarono i sospetti e il dramma interiore di Gaudiano.