Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp
Una laurea difficile in tasca, quella in Farmacia, un lavoro e uno stipendio sicuro. Questa, in sintesi, la vita di Laura Cossu, cagliaritana, sino a 40 anni. Poi, il netto cambio di rotta: diventare volontaria. Addio posto di lavoro, soldi certi: dal 1995, per lei, la priorità ce l’hanno sempre i bisognosi. Da anni è alla guida della Piccola casa di San Vincenzo in via San Benedetto a Cagliari, realtà dove vivono una trentina di anziani. “Viviamo di offerte e lasciti, oltre alle quote che ogni ospite riesce a mettere ogni mese”, esordisce la Cossu. ” Ho un figlio di 36 anni che fa il commercialista e sono sposata. Diciamo che mi sono potuta permettere di fare questa vita, ma preferisco fare quello che faccio e non, come molte mie coetanee, passare le ore giocando a carte. Insieme a me ci sono altre volontarie che intrattengono gli anziani facendogli fare ginnastica, suonando la pianola o raccontando loro storielle in sardo”. Insomma, il classico tran tran di una casa di riposo. La particolarità, ovviamente, sta nel fatto che tutti i volontari volontari hanno rinunciato, liberamente, ad avere questa o quella occupazione.
“È una scelta che non mi pesa, non sono pentita. Con la vincenziane collaboro anche a Is Mirrionis, dove ci sono molti casi tragici”, spiega, “aiuto persone di tutte le età, spesso anche dando consigli per risolvere problemi di tipo amministrativo”. Certo, votarsi totalmente al volontariato è un “lavoro” che si può fare solo se c’è la certezza di poter contare comunque su qualche aiuto. Nel caso della Cossu c’è la sua famiglia, ma per i tanti giovani e quarantenni desiderosi di aiutare il prossimo, nel 2020, il consiglio dell’ex direttrice di farmacia è uno e chiaro: “Prima è giusto farsi una posizione, poi si può fare volontariato”.