Lui, Giovanni Piras, non può urlarlo e nemmeno bisbigliarlo, viste le sue condizioni. La donna che lo ama da decenni è che gli è sempre rimasta accanto, invece, sì: “Il mio Giovanni deve tornare a casa”. L’ha urlato da sette mesi, Patrizia Concu, sperando che qualcuno potesse sentirla. Il programma regionale “Ritornare a casa” non era stato attivato e la donna, 55 anni, si era quasi arresa all’idea di far trascorrere al marito l’ultimo periodo della sua vita in una Rsa di Flumini gestita dalle suore. Invece, dopo l’articolo di Casteddu Online, qualcosa si è mosso: “Un’associazione formata da malati di Sla si è attivata, riuscendo a far tornare mio marito a casa. Dopo una lunga guerra anche la Regione ha riproposto il programma regionale che aiuta chi è tracheotomizzato e costretto in un letto a ricevere l’assistenza di cui ha bisogno. E il fatto che a mesi di distanza dalle primissime proteste l’ex muratore quartese sia ancora vivo è un miracolo in più. Certificato anche dal bando, diventato realtà molto in ritardo, regionale.
Giovanni Piras da oggi è nuovamente a casa, ha un letto attrezzato ed è tenuto sotto controllo costante delle macchine e degli altri presìdi medici. Patrizia Concu temeva che suo marito esalasse l’ultimo respiro lontano da quell’abitazione conquistata con tanti anni di lavoro da muratore, fatica e rinunce: “Invece, finalmente, un po’ di felicità tra mille dolori e paure”.