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Prende finalmente vita con una pièce teatrale la fiaba in italiano e sardo campidanese “La strega dei bottoni”– Una storia nella preistoria sarda” .
Lo spettacolo tratto dall’omonimo testo da Roberto Pili e Regina Obino sarà portato in scena dalla compagnia Akròama con adattamento teatrale e regia di Ivano Cugia, in due serate in programma al Teatro delle Saline domenica 4 e domenica 11 dicembre 2016, nell’ambito della rassegna “Famiglie a Teatro”.
Il libro “La strega dei bottoni”, pubblicato nel 2014 in versione Sardo Campidanese curata da Oreste Pili, nato dall’incontro tra il medico, ricercatore e Presidente della Comunità Mondiale della Longevità Roberto Pili e l’insegnate Regina Obino, racconta in forma narrativa e collocando gli eventi nel periodo nuragico, l’universalità dell’esperienza della malattia. Con grande sensibilità i due autori delineano un quadro che integra l’esperienza del medico, che quotidianamente accompagna le persone nel cammino con la malattia, con l’esperienza dell’insegnante, che giorno dopo giorno conduce i bambini negli apprendimenti della scuola e della vita.
“Quando la malattia irrompe nella vita di una persona – racconta Roberto Pili – la vita cambia, cambiano la quotidianità della famiglia e della comunità, le relazioni e i progetti: nulla sarà più come prima, qualunque fosse la quotidianità vissuta in precedenza”.
Da questo incontro tra scienza e didattica è scaturita un’opera a quattro mani che si propone come ‘medicina narrativa’ in grado di stimolare quell’apprendimento conoscitivo capace di risanare le ferite dello spirito e donare benessere. “Le storie sono importanti – spiega Regina Obino – perché aiutano nella guarigione con il loro supporto psicologico fondamentale allo sviluppo della creatività”.
La favola della Strega dei Bottoni descrive con attenzione e sensibilità questo cambiamento, proponendo l’esperienza del piccolo Ardi che si trova costretto ad affrontare, nonostante la sua tenera età, la malattia e come questo evento stravolga non solo la sua vita, ma anche quella della famiglia. Nel racconto viene anche individuata la strega che ha nel dispiegarsi delle vicende, un ruolo contraddittorio, simboleggia il male, la malattia, ma allo stesso tempo è il mezzo attraverso il quale la comunità si riunisce attorno al piccolo malato alla sua famiglia, dimostrando unione e condivisione. Paradossalmente il cattivo diventa buono e la stessa malattia cambia, da fonte di stress e di disturbo, diventa causa di crescita post – traumatica. La collaborazione e l’affetto della comunità saranno d’aiuto per il piccolo Ardi che, miracolosamente, guarisce dalla malattia e nel processo di guarigione, acquista nuove competenze e abilità.
Nella versione teatrale, scritta e diretta da Ivano Cugia, si vivrà un parallelismo tra la storia di Luca, un bambino dell’era moderna, e quella del giovane Ardi, protagonista della favola “La strega dei bottoni”. Un avvenimento inatteso irrompe nella vita di Luca. La sua spensieratezza viene interrotta. Marco, il suo migliore amico, da alcuni giorni non sta tanto bene e per tal ragione non frequenta più la scuola. La situazione di Marco è grave e Luca non riesce a capire cosa possa essere successo al suo amico, con cui, fino a pochi giorni prima, condivideva corse, giochi, sport, divertimento e sorrisi. La madre, per rassicurarlo, gli racconterà la favola della Strega dei bottoni e della miracolosa guarigione del giovane Ardi. Il lieto fine di questa favola è un meraviglioso insegnamento che porta alla luce l’amore per se stessi e per il prossimo, in un antichissimo “rituale” di collaborazione e condivisione. La malattia, sconosciuta e misteriosa, viene neutralizzata e scompare grazie all’aiuto della gente, della comunità. Dalla malattia alla benattia: malattia, il cui nome denota qualcosa di “male” e di “negativo” viene tramutata in quella che potremmo chiamare “benattia”, ovvero un processo che rigenera il corpo e aiuta a crescere, dando un senso alla vita e alla malattia stessa e attivando un processo di auto guarigione, portando nella vita delle persone meravigliosi cambiamenti. In scena Michela Laura Cogotti Valera, Ivano Cugia e Andrea Gandini; i costumi sono di Stefania Dessì , tecnico Daniele Pireddu.