Un rito, un enigma ancora ben da comprendere, quello legato al mondo dell’antichità, che comprende nozioni ben precise e studi non di certo lasciati al caso: l’astronomia che si intreccia con l’ancestrale, con i riti del culto e la venerazione delle acque. È così che da millenni si rinnova lo spettacolo che regala la perfezione, quella declinata in quelle acque considerate sacre, che accolgono la luce della luna perpendicolare, che avviene solo una volta ogni 18 anni e 6 mesi. Ieri notte l’evento, per il quale Iscandula e Agora’ Nuragica Associazione Culturale hanno organizzato un incontro. Prima la conferenza sul significato astronomico del Pozzo di Santa Cristina con l’intervento di Arnold Lebeuf, Paolo Littarru e Mauro Peppino Zedda. Dalle ore 22:00, occhi puntati per osservare il “fascio lunare in fondo al Pozzo Sacro di Santa Cristina”. Tra i presenti anche il consigliere comunale di Sant’Antioco Natuz Mattia Uccheddu Longu, che ha condiviso, pubblicamente, le immagini e ha esposto: “Ogni 18 anni e 6 mesi, da oltre 3.000 anni, la luna piena entra dalla cupola attraverso il foro della camera a tholos del Pozzo Sacro di Santa Cristina a Paulilatino e si specchia perpendicolarmente nell’acqua che sgorga senza interruzione da millenni dalla falda sottostante. Questo evento si chiama Lunistizio Maggiore e mi lascia esterrefatto e stizzito davanti a così tanta sapienza ed intelligenza da parte di un popolo che aveva previsto e calcolato tutto in maniera millimetrica e perfetta.
Forse non scopriremo mai la grandezza di queste genti capace di condizionare la storia della Sardegna e del mediterraneo per millenni, ma tanto ci basta per sentirci piccoli e inutili senza una connessione ad internet.
Ci vediamo nel 2043”.