Negli ultimi giorni è esplosa la polemica attorno al progetto del gassificatore che dovrebbe sorgere a Giorgino, suscitando la forte opposizione dei comitati di quartiere e delle associazioni ambientaliste. I cittadini chiedono un intervento deciso della Regione per fermare l’iniziativa, ritenuta dannosa sia per l’ambiente che per la sicurezza del territorio. Sulla questione è intervenuta anche la deputata sarda di Alleanza Verdi-Sinistra, Francesca Ghirra, che ha sottolineato la necessità di trovare un equilibrio tra costi energetici, benefici per i territori e tutela del paesaggio. “La lotta alle rinnovabili di questi mesi è giustificata dal rischio di compromettere alcuni territori senza ottenere un reale abbassamento dei costi dell’energia”, ha dichiarato Ghirra. La deputata ha evidenziato come la Sardegna sia ancora arretrata in termini di approvvigionamento energetico, essendo priva di infrastrutture per il gas e il metano e costretta a dipendere da fonti fossili inquinanti.
“Ora si prospetta anche il rischio del nucleare”, ha aggiunto, facendo riferimento alla spinta del governo Meloni e all’idea di investire su queste nuove tecnologie, che però non saranno operative prima del 2030. Inoltre, ha espresso forte preoccupazione riguardo possibilità che l’isola diventi un sito per il deposito delle scorie nucleari, considerata uno dei luoghi più ambiti in funzione delle sue caratteristiche geomorfologiche. “Se noi ci opponiamo a qualunque forma di utilizzo di energia da fonti rinnovabili, rischiamo di diventare un territorio di sperimentazione per altri tipi di approvvigionamenti energetici”. Un punto cruciale sarà il decreto sulle aree idonee, che dovrà individuare le zone destinate agli impianti per l’energia da fonti rinnovabili. “Dovremmo puntare sulla costituzione di comunità energetiche”, ha affermato Ghirra, citando il progetto del Comune di Cagliari sugli uffici di via Sargon, “Truzzu aveva attivato quel progetto per il quartiere di San Michele”. Anche l’idea di una società pubblica di energia sarda potrebbe rappresentare una garanzia per contenere i costi per i cittadini.
Per quanto riguarda il gassificatore, la deputata ha ricordato il sostegno alla battaglia del Villaggio Pescatori, pur senza una contrarietà assoluta ai rigassificatori. “Il problema principale è il posizionamento”, ha spiegato, evidenziando che le soluzioni adottate per Porto Torres e Porto Vesme prevedono l’approdo delle metaniere, ma a Giorgino la situazione è diversa. La vicinanza con l’abitato e l’assenza di garanzie sulla sicurezza potrebbero generare problemi anche per le aziende operanti nel porto, come la Grendi, che ha avuto un ruolo chiave durante la crisi economica. Inoltre, secondo Ghirra, la scelta di Giorgino rischia di compromettere ogni possibilità di rilancio del Porto Canale. “È una follia aver individuato quel punto, considerando che il CACIP dispone di vaste aree industriali inutilizzate, più adatte a un impianto di questo tipo”, ha concluso. Intanto, la mobilitazione contro il progetto continua, e la pressione sulla Regione per un intervento deciso è sempre più forte.