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Si è misurata la febbre, “il 18 agosto”, e ha scoperto di avere “trentasette e sei”. Daniela Putzu, Oss 51enne residente a Selargius, qualche giorno dopo, ha chiamato “la mia dottoressa e la paziente che seguo privatamente, spiegando che non stavo bene. Faccio l’assistente domiciliare”. Così, “lunedì 24 agosto”, stando a quanto racconta la donna, “il medico mi ha detto che la febbre era un sintomo del Covid” e le ha detto “di fare il tampone. Sono stata quindi segnalata ma, da quel giorno, non l’ho ancora fatto. Sono sequestrata, prigioniera in casa”, lamenta la donna, “ora sto bene e non ho più febbre”. La Puztu, però, ammette di “aver ricevuto una telefonata da un numero di un ospedale, non ho risposto perchè avevo il cellulare in camera ma mi trovavo in un’altra stanza. Ho richiamato e solo stamattina, telefonando presto, mi hanno risposto da un centralino, ma poi più nulla. Mia madre è quasi ottantenne e ha subìto un intervento al cuore, mio padre ha 78 anni e ha il parkinson e una broncopatia. Anche io non sto bene e mia sorella è preoccupata”, afferma la Putzu.
“Posso solo continuare a restare chiusa in casa, mi hanno detto che sinchè non faccio il tampone non posso uscire. Sono disperata: e se fossi positiva? Vivo con altre persone, come faccio a stare senza il tampone? Inoltre”, osserva la donna, “lavoro a progetto, grazie alla Legge 162. Nessuno mi ripagherà della malattia”. L’augurio della Oss 51enne, ovviamente, è che presto il suo cellulare squilli nuovamente e che possano comunicarle la data nella quale sarà sottoposta al tampone.