
Ha servito antipasti, primi, secondi, contorni e dolci in tanti ristoranti sin da quando era maggiorenne, Giovanni Manca, 47enne di Cagliari: “Sono stato anche cameriere di bar”, precisa, sin da subito, il lavoratore. “Sono stato in Germania, in Inghilterra e in Australia, mi sono dato molto da fare. Da tre anni lavoro in un ristorante cittadino”. A marzo, col lockdown, ha dovuto interrompere anche lui ogni attività lavorativa e stare a casa insieme alla moglie, “anche lei in cassa integrazione” e ai loro due figli piccoli. Le settimane sono passate e, dal Governo, “non è ancora arrivato un centesimo. Sono riuscito a reinventarmi e ho cambiato ruolo: non sono più cameriere ma consegno sushi a domicilio. Sarei andato a fare qualunque lavoro, senza nessun problema, pur di portare il pane a casa. L’azienda per la quale lavoro gestisce più ristoranti, mi è stata affidata questa nuova mansione”. Non sembra esserci nessun velo di tristezza, nella voce di Manca: “Mi so adattare a tutto, e poi siamo in un periodo di crisi”.
Tanti suoi colleghi, oggi come oggi, annaspano nell’incertezza: “Lo so perfettamente, il Coronavirus ha creato davvero molti danni. Sono molto critico nei confronti del Governo, perchè pensare anche ai bonus vacanza e ad altri prestiti quando i pagamenti delle casse integrazioni sono in ritardo? Magari avrei pensato a dare a ogni lavoratore fermo un piccolo bonus, anche solo cento euro, come segnale. A tutti i miei colleghi in crisi dico che non bisogna mai arrendersi e lottare sempre per non arrivare a toccare il fondo”.