Infermieri in Sardegna, tra aggressioni e turni massacranti esplode la rabbia: parte un esposto in Procura

Il NurSind, il sindacato degli infermieri, scrive un esposto alla Procura della Repubblica in riferimento alla situazione sanitaria nella quale la categoria è costretta a operare quotidianamente in Sardegna. Ecco tutti i motivi


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Il NurSind, il sindacato degli infermieri, scrive un esposto alla Procura della Repubblica in riferimento alla situazione sanitaria nella quale la categoria è costretta a operare quotidianamente in Sardegna.

Dopo il fallito tentativo di conciliazione tenutosi in Prefettura a Cagliari il 29 gennaio 2020, tra il Coordinamento Regionale NurSind e i Direttori Generali di tutte le Aziende sanitarie sarde, i professionisti sono rimasti in stato di agitazione. “Avremmo dovuto organizzare una grande manifestazione in questi giorni – ha detto Fabrizio Anedda segretario e legale rappresentante NurSind pro-temporeper far conoscere la reale situazione alla cittadinanza: il tema della salute riguarda ciascuno di noi, se non funziona un passaggio si va a inficiare e compromettere il benessere di tutti, ovvero chi lavora negli ospedali e i pazienti che vi sono ricoverati, o chi passa per i Pronto Soccorso. L’emergenza Corona Virus di questi giorni ha bloccato la manifestazione per motivi di sicurezza, ma abbiamo comunque deciso come sindacato di non fermarci e di rappresentare la situazione alla Procura della Repubblica. Siamo convinti che la Sardegna sia ormai a livelli vicini al terzo mondo”.

Criticità. Nell’esposto inviato dal NurSind si leggono infatti le criticità lavorative nelle quali è costretto a lavorare il personale sanitario in molte Unità Operative e Servizi dell’ATS Sardegna, dell’Azienda ospedaliera Brotzu, delle Aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari e dell’Areus. Problematiche causate principalmente, ma non solo, dalle gravi carenze di personale infermieristico, ostetrico e di supporto, che si trascinano da ormai molto tempo e determinano situazioni di elevato rischio sia per i pazienti sia per lo stesso personale. “La persistente e insostenibile carenza di organico – madre di tutti i mali – presso molte unità operative è diventata, in alcuni casi, molto pericolosa – ha proseguito Anedda – perché rischia di mettere a repentaglio l’appropriatezza e qualità delle prestazioni sanitarie”.

Si legge nell’esposto che in tutti i Presidi Ospedalieri sardi si registrano gravi carenze degli organici, con un conseguente incongruo rapporto tra numero di pazienti e personale sanitario. In Sardegna vi sono Unità Operative che soffrono più di altre, perché fortemente sotto organico e, il personale infermieristico e ostetrico si trova a lavorare in condizioni insostenibili e al limite dell’impossibile
Per dare un’idea concreta del problema – prosegue l’esponente del sindacato – si può tradurre in un pratico esempio numerico: secondo studi internazionali (Rn4cast, Esamed, Nso, ed ancora OMS, OCSE), lo “staffing” ovvero il rapporto minimo per garantire un’adeguata assistenza infermieristica dovrebbe essere in media di 1 a 6, cioè un infermiere per ogni 6 pazienti, mentre in Sardegna si toccano picchi di 1 Infermiere 1 /25pazienti in certe unità operative”.

Nelle Divisioni di Medicina dell’azienda a Rilievo Nazionale – A.O. Brotzu, sempre più spesso sono presenti 2 soli infermieri per ciascun reparto di 50 Pazienti accreditati per massimo 38 Posti letto. Inoltre senza la presenza costante degli operatori di supporto: è presente infatti solamente un solo OSS per le due Medicine del P.O. San Michele.

Mancanza di posti letto. La mancanza di posti letto in alcuni reparti ospedalieri di diverse Aziende porta sempre più spesso alla necessità di dover accogliere pazienti in sovrannumero rispetto alle reali disponibilità dei posti letto.

“Negli ultimi tempi – ha raccontato Fabrizio Anedda – accade che alcuni pazienti, per mancanza di posti letto, vengano ricoverati fuori dal reparto di competenza, cosiddetto “ospitante”. E quando non ci sono posti negli altri reparti, diversi pazienti vengono ricoverati nei cosiddetti letti “bis” o barelle, sistemati al centro delle stanze di degenza o lungo i corridoi. Tutto questo genera una serie di problematiche di rilevante entità. Il già carente personale infermieristico si trova in seria difficoltà a dover assistere pazienti in più rispetto ai posti letto, ed è facile intuire che la sistemazione nei letti “bis” o nelle barelle non rappresenta uno standard di sicurezza e di accoglienza dei pazienti, oltre a non garantire la loro privacy e il rispetto degli standard minimi di dotazione: mancanza del campanello, erogatore ossigeno, monitor, prese di corrente, ecc, e degli spazi necessari per le manovre

assistenziali e per le manovre di emergenza”.

Ha poi concluso Anedda, riprendendo i punti salienti dell’Esposto che: “Il culmine si è raggiunto nell’ultimo mese quando nel Blocco G (chirurgia) ci sono stati anche 18 appoggi delle medicine, e nel Blocco C e M (medicine) si è andati oltre la normale capienza anche di 7 pazienti per entrambi. In proposito, è bene inoltre chiarire e precisare che si tratta di 3 reparti (C-G-M) con una capienza massima di 50 posti letto ciascuno, la cui assistenza viene erogata nel turno notturno da solo 3 infermieri e 1 operatore socio sanitario per reparto, che nella circostanza descritta si devono occupare anche dei pazienti in sovrannumero”.

Aggressioni verbali e fisiche nei confronti del personale sanitario. A questo quadro si deve aggiungere la preoccupante escalation degli episodi di aggressione sia verbale che fisica contro il personale sanitario, nella maggior parte dei casi da parte di utenti, pazienti e loro familiari.

La copertura dei turni deve essere garantita sulla base di criteri organizzativi certi e con personale sufficiente per evitare disservizi dovuti ad imprevisti.

Ordini di servizio illeggittimi per prolungamento orario. “La carenza di personale si sta traducendo in ordini di servizio illeggittimi che sottraggono il giusto riposo ai dipendenti, eludendo la legge, anche qui a rischio il paziente, come ad esempio in Gastroenterologia al Santissima Trinità”. 


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