Il ferragosto degli “ultimi”: Luciano vive sotto il palazzo dell’Enel

Un anziano senzatetto, 70 enne, dorme tra le scalinate degli uffici di piazza Deffenu a Cagliari, in un solito e noioso ferragosto come tanti, vissuto dagli “invisibili”


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La città addormentata, tutto tace. In quel silenzio surreale, dove invece altrove la maggior parte dei cagliaritani si ritrova a far baldoria nei locali estivi, al Poetto o nei consueti week end fuori porta, lui (come alcuni “invisibili”), è sempre li, da tanto tempo. Luciano (nome vero, di battesimo) ha 70 anni, è originario di Iglesias e dorme, come sempre, davanti all’ingresso del mastodontico palazzo dell’Enel, in piazza Deffenu. Sono le ore 03.45 di un ferragosto appena alle porte, tra le triple coperte stese sul marmo accanto alle porte di ingresso che sostituiscono un comune materasso, il giaciglio è però assai scomodo: mi fa male la schiena – dice – lui, che appena intravvede qualcuno avvicinarsi nei paraggi, chiede da subito che ore sono. E’ tardi, i volontari che “lo seguono”, gli hanno già fatto visita parecchie ore prima portandogli qualche genere di conforto, un po di cibo e non ultima l’immancabile chiacchierata che distrae lui come tanti, in questa città paradossalmete come tante altre, dove loro, i clochard dormono un po’ ovunque. Anche qui, in un androne di un edificio chiuso, con un tetto un cielo di poche stelle.

E racconta, con un dialetto cui non sfugge l’inflessione doc della sua cittadina natia, una vita trascorsa tra le campagne come pastore ma anche la sua giovinezza da operaio quando a Cagliari “le giostre portavano soldi, svago e divertimento, non come oggi quasi del tutto deserte”: in municipio, in via Roma, sanno di lui, i servizi sociali conoscono le sue condizioni disagiate e Luciano sta lì in cima a quella lunga lista di “sfortunati”, quelli che campano chiedendo qualche moneta domandata a chi può e ha buon cuore.

SOLITUDINE. Di Caritas o altri centri di accoglienza, non ne vuol sapere, “ci sono stato ma è difficile ambientarsi con tanta gente di ogni razza, capita di tutto, ogni cosa” : durante l’interminabile giornata tra le vie del centro, cerca di distrarsi, vagabondando anche nei pressi della stazione, qualcuno gli offre la colazione, altri lo salutano e ci parlano come fosse uno di loro. Mentre chiacchiera, continua a lamentarsi, le zanzare “mi funti boccendi” (mi stanno uccidendo, n.d.r), accanto al suo letto ad una piazza, un cumulo di vestiti e scarpe malconci, una borsa, dentro ha quel che gli serve, per campare dignitosamente. Poche cose ma utili, dice lui, anche se il portafoglio (vuoto di banconote), gli è stato sottratto di recente mentre dormiva. Quella poca luce dei lampioni, fa intravvedere i suoi capelli bianchi, un viso solcato da anni di sofferenze, per ora il suo ferragosto è qui, lontano da cocktail, mare o spiagge affollate, ma vocifera qualche altra frase, prima di riprendere a riposare: “Speriamo che facciano qualcosa, aiutano tanti e noi qui… – ammette – “itta faisi, toccara a saccuntentai” (occorre accontentarsi, nd.r.). Il suono fastidioso della sirena di un’ambulanza rompe quel silenzio malinconico dalla strada accanto, la via Roma, ancora illuminata e forse anche piena di speranze o auspici anche per chi il ferragosto, è costretto a viverlo così, da solo. Buonanotte Luciano.


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