“Il Coronavirus esiste, in Sardegna rischia di arrivare dappertutto: chi minimizza commette un grave errore”

La preoccupazione del presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana: “Non faccio allarmismo, ma prendiamo sul serio la situazione: nessuna libertà è a rischio se non quella di ammalarsi e far ammalare il prossimo. Prudenza e responsabilità, dobbiamo riaprire le scuole e garantire la vita sociale”


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Nei giorni “caldissimi” del Coronavirus, tra contagi al rialzo e polemiche, interviene anche il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana. Con un lungo post su Facebook, il rappresentante di tutti i sindaci isolani fa il punto della situazione, invitando a non creare allarmismi ma, contemporaneamente, a non far finta che il “problema-virus” non esista. Deiana, ovviamente in stretto e continuo contatto con tutte le città sarde, punta sulla “prudenza” e “responsabilità” per poter uscire dall’incubo del Covid-19. E fornisce alcuni consigli che, soprattutto a un tiro di schioppo dall’arrivo di settembre (con scuole da riaprire, negozi da tenere aperti e vita sociale da garantire) rappresentano un utile vademecum per evitare che il Coronavirus possa “espandersi”. Ecco, di seguito, le parole di Deiana.

 

“Le notizie che mi arrivano dai territori, formali e informali, non mi lasciano tranquillo circa l’evoluzione del Covid-19 per le prossime settimane. Non faccio allarmismo. Non rilancio numeri. Ma mi pare che occorra fare per bene il punto della situazione. Il virus sta arrivando – rischia di arrivare – dappertutto, anche nelle comunità (quasi 100) che in primavera ne erano restate immuni. Bisogna allarmarsi? No. Ma bisogna prendere sul serio la situazione. Chi è stato in località ‘pericolose’, partecipato ad assembramenti consistenti e molto consistenti dovrebbe avere un di più di attenzione in particolare verso anziani e bambini. Il virus esiste. Il virus può fare molto male. Chi minimizza e chi ha minimizzato ha commesso un grave errore: per se stesso e per gli altri. Qui ci sono le scuole da aprire. Le attività da tenere aperte. La vita sociale da garantire. Bisogna però che tutti noi ritorniamo ad atteggiamenti prudenti e responsabili. Nessuna libertà è a rischio se non quella di ammalarsi e far ammalare il prossimo. Da noi c’è un vecchio adagio che dice così: ‘Meglio che Giacomo abbiamo temuto rispetto all’eventualità della morte dello stesso Giacomo’. Siamo prudenti e, come sempre, se ne esce”.