I soldi scippati a Capoterra: perchè le opere vere non partono mai?

Dietro i milioni di euro dirottati ad altre zone alluvionate non c’è solo la rabbia dei residenti: i politici che ora si indignano avrebbero dovuti vigilare sulla realizzazione dei lavori

C’erano una volta i soldi per Capoterra, contro il rischio di morire per alluvione. La domanda è: ora che sono state in parte scippati, perché in questi anni non sono stati utilizzati con efficacia? Cioè perché tutte le opere che dovrebbero proteggere in particolare la costa di Capoterra, sono rimaste ferme al palo, scritte soltanto sulla carta? Si infuria solo adesso,l’assessore regionale ai Lavori Pubblici Angela Nonnis. Protesta il consigliere regionale Marco Espa, che per primo aveva denunciato un anno fa proprio il probabile dirottamento di quei soldi. Si parla di articoli, di commi della legge di stabilità sbagliati, che necessitano ora di altri passaggi alla Camera. Il fatto è che per un comma qui la gente rischia di morire e guarda il cielo scuro con preoccupazione, ogni sera da ottobre ad aprile. Lo dicono i fatti, che si rischia la vita, lo dimostrano gli allagamenti del 2013 che hanno messo a nudo una prevenzione che non c’è. Ma ora, quei soldi a disposizione vengono in parte dirottati sulle altre zone a rischio della Sardegna.  Il puzzle anti morte che si sposta a seconda degli eventi atmosferici, nell’isola che fa acqua davvero,soprattutto in chi ci governa. Il problema è che a Capoterra i lavori sono andati al rallenty, mentre Marco Espa parla anche di “lentezza del commissario straordinario”. 12 milioni di euro mai appaltati, altri 11 in gioco, in bilico,  a cinque anni dal disastro che colpì Capoterra. Dove si poteva e si può morire ancora, nell’indifferenza dei politici, con i soldi che vengono scippati in una coperta sempre più corta.