Grande caos a Monastir: “Gruppo di migranti protesta sui tetti del centro d’accoglienza”

Qualche ora fa la fuga, dopo aver devastato l’inferemeria, di dodici sospetti positivi al Covid. Adesso, la protesta di un gruppo di ospiti. Situazione tesa: “Un’escalation di problemi irrisolvibili”


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È grande caos a Monastir, nel centro d’accoglienza che ospita i migranti. Dopo i dodici, sospetti positivi al Covid, fuggiti ieri (quattro dei quali già rintracciati) dopo aver saccheggiato di medicinali l’infermiera interna, un gruppo di ospiti ha raggiunto i tetti della struttura per protestare. Una situazione delicata e molto resa, come spiega Mauro Aresu, segretario provinciale Siap: “Purtroppo si deve parlare di vero e proprio focolaio Covid all’interno della struttura di Monastir, infatti, i positivi continuano a salire a causa della totale promiscuità dovuta al sovraffollamento della struttura. Gli allontanamenti sono diventati la regola ma la cosa che preoccupa di più è il fatto che in mezzo ci siano numerosi positivi. È gravissimo l’episodio del danneggiamento e del furto dei farmaci dall’infermeria ma oramai è una escalation di problemi irrisolvibili nell’attuale struttura di Monastir”.

 

Aresu informa anche sull’azione svolta da un gruppo di migranti, cioè la “protesta sui tetti del centro, la motivazione che filtra la dice lunga sullo stato di caos totale, infatti, pare che il tutto sia scoppiato per evitare di far rientrare alcuni di loro riaccompagnati al centro, per paura di dover iniziare nuovamente la quarantena”. Il sindacalista ricorda che “da circa un mese abbiamo chiesto l’utilizzo di una nave quarantena per la Sardegna ma tutto tace. Contuiamo a ripetere che bisogna trovare il modo di separare I positivi dal resto del gruppo e soprattutto dai chiedenti asilo, una trentina circa, che andrebbero immediatamente trasferiti in altri centri della Provincia per liberare totalmente la palazzina Cas. Soluzioni sul tavolo potrebbero essercene tante, oltre alla nave, alla palazzina Cas, si potrebbe pensare anche ad un riutilizzo dell’ex penitenziario di Iglesias. Tutto va bene ma l’immobilismo decisionale, anche inconsapevolmente, alla lunga crea responsabilità dirette. I colleghi svolgono il turno di servizio a contatto con i migranti, oramai è quasi impossibile differenziare I positivi, ed abbiamo paura che il contagio si possa diffondere, pertanto chiediamo ai competenti uffici della Regione, di effettuare test sierologici e/o tamponi per il personale che ha prestato o presta servizio a Monastir. Per favore tuteliamo loro e le famiglie”.