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Un nuovo mistero ambientato nel paesino sardo di Telévras, uscito dalla penna dell’imprevedibile autore de “La teologia del cinghiale”. Gesuino Némus, da qualche settimana in libreria con Ora pro loco (Elliot), sbarca in Sardegna per un tour di presentazioni organizzato nell’ambito della quinta edizione di Éntula, il festival letterario diffuso organizzato da Lìberos. Un giallo ironico che è anche una spietata riflessione sulle logiche dello spopolamento, dell’assistenzialismo e dello sfruttamento del territorio in nome del lavoro. La prima presentazione è in programma a Sassari martedì 30 maggio alle 18.30 nella Biblioteca comunale, con Lalla Careddu. Mercoledì 31 maggio alle 19 a Cagliari il secondo appuntamento, all’Hostel Marina, nelle Scalette San Sepolcro, con Chicco Fresu. Giovedì 1 giugno alle 19 l’ultima tappa nella Biblioteca comunale di Turri, con Monica Magro.
Ora pro loco (Elliot). Uno strano incidente d’auto, un poliziotto un “po’ sopra le righe” che indaga, un ragioniere trafficone con una proposta interessante in grado di risollevare le sorti di un territorio, ci riportano a Telévras, enclave a sé stante in un territorio tra i più poveri del pianeta. I turisti lì non arrivano. Occorre inventarsi qualcosa, per fare in modo che cessino lo spopolamento e il decremento demografico. Ormai, i giovani, non attendono più neanche la maggiore età pur di scappare via. È una Telévras contemporanea, quella dove si svolgono i fatti, ma gli abitanti, i loro comportamenti e le loro aspirazioni, non sembrano adeguarsi ai tempi. Una galleria di nuovi personaggi, da Donamìnu Stracciu, poeta “apolide e apocrifo”, a Titina Inganìa, “catechista di professione” e Michelangelo Ambéssi, l’uomo per cui tutto ciò che supera il metro e sessanta è da guardare con sospetto, sono i protagonisti di questa vicenda che sembra passare quasi inosservata anche nelle cronache locali. Ma, in una fredda mattina d’inverno, arriva a Telévras, Marzio Boccinu, un ispettore “esaurito”; la realtà supererà, come sempre, ogni fantasia…
Gesuino Némus. pseudonimo di Matteo Locci, esordiente a 58 anni con “La teologia del cinghiale” (Elliot, 2015), con cui ha vinto il premio “Opera prima” della 54/a edizione del Campiello. Migrante fin da ragazzo, ha fatto decine di mestieri, dai più umili a quelli più gratificanti, in un percorso che l’ha portato, finalmente, a dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Attualmente vive a Milano.