Gabriele di Cagliari, studente gay aggredito in piazza Matteotti: “Nessuno mi ha aiutato”

È ancora choccato ma allo stesso tempo battagliero il 21enne Gabriele Bergamin, insultato e aggredito dopo aver salutato il suo ragazzo alla stazione di piazza Matteotti: “Tornavo dal mare, avevo dei pantaloncini corti e lo smalto alle unghie, come sempre. Mi hanno detto ‘fr****, finocchio, principessa’, nessuno è intervenuto per difendermi”


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Ha pensato e ripensato se scrivere o no un post su Facebook. Poi, dopo due giorni di “calvario”, la decisione di rendere pubblico ciò che gli era capitato. Prima, però, “sono andato a sporgere denuncia contro ignoti”. Gabriele Bergamin, studente universitario di Scienze della comunicazione, di Cagliari , è la vittima di un episodio che ha tutti i contorni di un attacco omofobo. Il suo racconto ha già scatenato un fiume di commenti di vicinanza e solidarietà e lui, contattato dalla nostra redazione, informa di aver già sporto denuncia in questura e racconta per filo e per segno cosa è accaduto sabato scorso (il 4 agosto) in piazza Matteotti: “Sono tornato dal mare col mio ragazzo, l’ho accompagnato alla stazione dell’Arst perchè doveva tornare al suo paese. Eravamo abbracciati quando un ragazzo si è messo ad urlare ‘fatemi passare’, anche se non era necessario”. Poi, l’inizio dell’incubo: “Sono uscito dalla stazione e in tre, tutti giovani, hanno iniziato a rivolgermi insulti quali ‘fr****’, ‘finocchio’ e chiamandomi ‘principessa’, mentre stavo attraversando le strisce pedonali per andare a prendere il pullman M”. Bergamin, nella denuncia, descrive il trio: “Due erano alti circa 170 centimetri, capelli e pantaloni corti neri, uno aveva una maglia bordeaux. Il terzo, più piccolo di statura e più robusto degli altri”, indossava “canottiera e pantaloni scuri e un cappellino fantasia con visiera nera”. Il 21enne va avanti col racconto: “Prima ero al Poetto, indossavo una semplice maglietta verde, degli short abbastanza corti, effettivamente, rispetto a quelli che indossano i ragazzi perchè comunque preferisco averli così, e delle scarpe da tennis bianche e, come sempre, lo smalto alle unghie”.

 

Gabriele Bergamin racconta di aver cercato “di ignorarli, per quanto possibile, a uno di loro è salito a bordo del pullman, in fondo al mezzo, chiedendomi con tono minaccioso ‘cosa volessi fare’. Io gli ho detto di stare calmo, perchè ‘avrei chiamato la polizia’. Loro hanno continuato, ho chiamato la polizia davanti a loro e mi hanno tolto dalla tasca sinistra il tabacco e, mentre parlavo con l’operatore della polizia uno degli aggressori mi ha messo le mani al collo e gli altri due mi hanno sputato sulla faccia. Per fortuna, dopo qualche spintone sono rimasti fuori dal bus prima che partisse, ma è stato molto umiliante. I sedili a fianco al mio erano occupati da altri viaggiatori e nessuno è intervenuto in mio aiuto. Il Ctm mi ha detto che le registrazioni della videosorveglianza sui mezzi vengono cancellate dopo settantadue ore”. Ma non è proprio intervenuto nessuno? “No, nonostante la piazza fosse molto frequentata. È comprensibile”, dice Bergamin, “che la gente non sia disposta ad intervenire fisicamente, ma sarebbe bastata una chiamata alla polizia o alle Forze dell’ordine dentro la stazione dei treni, sul momento non ho avuto questa intuizione. Ho denunciato pubblicamente quanto mi è successo perchè può capitare a tutti di essere discriminati. Parlarne fa bene, c’è un clima d’odio del quale continuiamo ad essere vittima nonostante il mondo si stia comunque evolvendo”.