Un delitto efferato che non smette di sconvolgere, in cui emergono ulteriori conferme e dettagli che rendono tutto ancora più macabro. Il femminicidio di Giulia Tramontano, uccisa incinta al settimo mese di gravidanza nella sua casa di Senago il 27 maggio 2023 dal suo compagno Alessandro Impagnatiello, sarebbe stato premeditato per almeno sei mesi. Ciò che si sospettava da tempo trova conferma nella sentenza d’ergastolo in cui i giudici descrivono chiaramente un quadro omicidiario progettato a lungo. Dal 12 dicembre del 2022, per la corte, l’ex barman “ha accarezzato l’idea di sbarazzarsi della compagna – che pochi giorni prima gli aveva rivelato di aspettare un bambino da lui -”, digitando sul web la ricerca di veleno per topi. Da quel momento “non ha più abbandonato quel proposito criminoso; anzi lo ha fatto crescere e maturare dentro di sé, mentre in via parallela e speculare si intensificava e si consolidava la relazione segreta con un’altra donna”.
Probabilmente Impagnatiello sperava che Giulia interrompesse la gravidanza, ma la forza e la determinazione della 29enne hanno scombinato i piani del barman: “Non può non osservarsi che Giulia, qualora avesse mantenuto ferma quella decisione di abortire, costretta ad un passo così doloroso dal comportamento immaturo ed ondivago del compagno, molto probabilmente subito dopo avrebbe interrotto la relazione con lui, avrebbe abbandonato l’abitazione di Senago, si sarebbe salvata dalle condotte lesive che lo stesso ha posto in essere su di lei” nei mesi successivi”, si legge nella sentenza, “deflagrate il 27 maggio nella feroce condotta di accoltellamento, ed oggi sarebbe ancora viva”.
Impagnatiello, secondo i giudici, teneva molto alla sua immagine e quindi non voleva esporsi fino ad obbligare Giulia ad abortire. Inoltre, il barman non senterebbe nemmeno realmente pentito per ciò che ha commesso: ha tentato “in modo grossolano e contraddittorio di attenuare la propria responsabilità”, scrivono ancora i giudici. Ed era anche consapevole che Giulia voleva andarsene, che il castello di bugie con le quali aveva tenute entrambe le donne in scacco sulla fantomatica scacchiera narrata ai consulenti e ai periti era crollato”. Sa che è diventato “lo zimbello di tutti i colleghi”.
La situazione diventa insostenibile quando sa che Giulia incontra la sua amante e lo mette con le spalle al muro, il giorno del delitto. Tutto pianificato, certo, in un crescendo di rabbia, frustrazione, ego, che però gli impediscono di agire con sufficiente accortezza dopo l’omicidio, commettendo errori su errori fino all’arresto.