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Eleonora, mamma disabile di Uras: “A 43 anni costretta a dipendere ancora da mio padre”
Storie di disabili “fantasmi” nel mondo del lavoro. Eleonora Perria ha una paresi a un braccio, e non prende un centesimo per la sua invalidità. Dopo l’occupazione al Centro per l’impiego di Mogoro il nulla, dal 2010 è a casa: “Non voglio nessuna ‘elemosina’, voglio sudarmi i soldi lavorando”
La vita di Eleonora cambia per sempre quando ha due anni e mezzo. Un ubriaco alla guida di un’auto ha un frontale con la vettura nella quale viaggia insieme ai suoi genitori: “Allora non esistevano i seggiolini, ero in braccio a mamma”. Risultato: una delle braccia si blocca. Una paresi, parola tanto “semplice” quanto, a livello pratico, devastante. Eleonora Perria è invalida al 50 per cento. Per la legge italiana, non ha diritto neanche a un soldo bucato di pensione. “Sono nata in Piemonte, poi nel 1985 sono arrivata in Sardegna insieme ai miei genitori”. Qui, la 43enne si è diplomata in Ragioneria, si è sposata e ha avuto una figlia, che oggi ha sei anni. Il lavoro? C’è stato, ma anni fa: “Alla Csl di Mogoro come impiegata”. Nel 2010 l’inizio del calvario della disoccupazione. Il marito fa il libero professionista, quindi non c’è uno stipendio sicuro.
“Alla mia età sono ancora costretta a dipendere da mio padre, che ci aiuta con la sua pensione. Ringrazio il cielo che ci sia ancora”, dice, quasi commossa, Eleonora, “so di avere un braccio fuori uso ma non ne faccio un dramma. Non mi sono mai fatta prendere in giro da nessuno. Ho voglia di lavorare, anche se non riesco a fare qualunque mestiere voglio comunque darmi da fare. Non voglio nessuna ‘elemosina’ da parte della Regione, voglio sudarmi ogni singolo euro. Lavorando onestamente”.