Dramma a Uta, detenuto cardiopatico ricoverato per un infarto

Improvviso malore dopo un colloquio con i familiari


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“Un detenuto cardiopatico è stato ricoverato d’urgenza ed è rimasto 24 ore sotto osservazione nell’UTIC (Unità Terapia Intensiva Cardiologica) dell’Ospedale “San Giovanni di Dio” prima di approdare nel Reparto, dov’è da quattro giorni. L’uomo, che finirà di scontare la pena il prossimo 27 settembre, aveva avuto in precedenza altri due infarti”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento a Giambattista Carrusci, 43 anni, cagliaritano, diabetico e cardiopatico con cinque stent coronarici, tornato in carcere a febbraio per scontare un residuo di pena.

“Negli ultimi cinque mesi, da quando è ristretto nell’Istituto “Ettore Scalas”, l’uomo è entrato e uscito dall’ospedale diverse volte. L’altro giorno ha avuto un improvviso malore subito dopo i colloqui con i familiari. Le sue condizioni nel Nosocomio sono migliorate, tuttavia restano precarie per la tipologia della patologia. Carrusci era tornato dietro le sbarre – sottolinea Caligaris – in seguito alla relazione del perito del Tribunale di Sorveglianza che, dopo una visita di routine a 6 mesi dall’assegnazione agli arresti domiciliari per incompatibilità con la detenzione, ne aveva rilevato un miglioramento delle condizioni generali di salute tanto da indurre il Magistrato di Sorveglianza a sospendergli la misura alternativa”.

“Sottoporre a controllo sanitario chi fruisce delle pene alternative per motivi di salute è corretto e indiscutibile soprattutto quando si tratta di patologie sensibili alle cure mediche e farmacologiche. E’ evidente però che in alcuni casi, quando ci sono disturbi non curabili, le mutate condizioni ambientali e la vicinanza dei familiari di per sé favoriscono una ripresa del paziente-detenuto. In questi casi non appare ispirato al buon senso sospendere i benefici specialmente quando c’è il rispetto delle prescrizioni e mancano appena sei mesi al completamento dell’espiazione della pena. Ora non resta che sperare in una soluzione positiva anche perché il maggior peso degli ammalati ricade – conclude la presidente di SFR – sugli Agenti, gli Infermieri e i Medici in una situazione peraltro di sovraffollamento dal momento che a Uta ci sono oltre 600 ristretti”.


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