Cristian Mannu ha vinto il premio Calvino ex aequo con Valerio Callieri. E’ il secondo mio alunno che raggiunge questo prestigioso riconoscimento, dopo Flavio Soriga. Voglio scrivere di lui per sottolineare il concetto che il lavoro dell’insegnante è bello proprio perchè ti capitano ragazzi come questi, che poi non sono affatto diversi da quelli che non vincono premi, almeno umanamente. Quindi questo giudizio sarà diverso da quello che si leggerà da domani su di lui, nella critica ufficiale, ed anche un po’ di parte.
Cristian è stato un alunno schivo, modesto, semplice. Durante gli anni del Liceo Siotto Pintor ha sempre mostrato un volto amico, un sorriso sincero, una grande voglia di apprendere, di capire, di sottolineare. I suoi compiti di Italiano riempivano per intero quattro pagine di fogli protocollo, con la sua grafia tonda e lineare, senza una cancellatura. E mai una correzione era necessaria, perchè avrebbe stonato, in quella pienezza. Se di correzione aveva bisogno, era più efficace parlargli, perchè tutto teneva a mente ed era grato.
Quando abbiamo creato a scuola il Laboratorio di poesia e avevamo bisogno di un locale tutto per noi, lui e i compagni e le compagne hanno riattato una palestra in disuso, dipingendo i muri e sporcandosi i vestiti, fuori dall’orario scolastico. Insieme a Giuseppe Boy è nato un cenacolo di ragazzi che si accostavano alla drammatizzazione del testo poetico. Erano loro i protagonisti e Cristian tra i più convinti, insieme a Francesca, che poi sarebbe diventata la compagna della sua vita, dandogli tre meravigliosi bambini.
Sono andati tutti insieme a Torino per il premio, anche l’ultimo nato da un mese. Cristian li voleva con sè, perchè la sua famiglia viene prima di tutto. In questi giorni di attesa, dopo la trepidazione di essere stato scelto tra i primi dieci (e già gli bastava) ci siamo scambiati molti messaggi, ha condiviso con me ogni istante di questa fase preparatoria.
Sapevo che avrebbe vinto, perchè la sua scrittura è diventata ancora più matura e soprattutto poetica. Non è esattamente prosa. Nella costruzione del periodo ci sono tutti i poeti, gli scrittori che ha letto, perchè la sua curiosità è stata infinita e andava oltre quello che si poteva insegnare o proporre da leggere.
Il testo che ha vinto il Calvino, Maria di Isili, ha una costruzione assolutamente originale, richiama i suoi archetipi, che vanno da De Andrè alla Szymborska, da Sergio Atzeni a Montale, in un percorso infinito di rimandi. Ma c’è anche la storia commovente di una donna, un carattere sardo, ambientato in luoghi ben noti all’autore, in realtà vissute, odori sentiti per davvero. Chi lo legge ed è sardo lo capisce al volo, ma anche chi è fuori dell’isola può cogliere tutto perchè la prosa di Cristian parla ad una realtà ecumenica, negli ambienti poveri e carichi di dolore, vissuto fieramente.
La letteratura sarda oggi registra un punto in più, è un promettente arricchimento di prospettiva e forse un salto di qualità, se è lecito dirlo, perchè Cristian Mannu sarà capace di superare il filone regionalistico e spaziare in una sfera ancora più profondamente umanistica.