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Nel 2018, il 15,3% degli alloggi per le vacanze in Sardegna è stato prenotato via web o tramite application. Hotel, villaggi, case
private, campeggi e piazzole per camper, sono stati riservati direttamente mediante internet.
E’ questo ciò che emerge dal dossier realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna dal titolo “Trend del turismo e artigianato interessato alla domanda turistica”, su dati ISTAT 2018.
A livello territoriale la Sardegna si piazza 16esima. Prime Toscana e
Lombardia dove un quarto delle prenotazioni (25,7) è avvenuto grazie
alla rete. Segue l’Umbria con 25,4% mentre, all’opposto, si conta solo
un utente su dieci per la Campania (11,6%), la Puglia (11,7%) e la
Sicilia (11,9%).
A livello nazionale, l’analisi dei dati sul grado di utilizzo di
piattaforme di sharing economy nell’ambito dei servizi di alloggio,
indica come nel 2018 in Italia 6.686.00 internauti abbiano utilizzato
appositi siti web/app come Airbnb per trovare un alloggio contattando
direttamente un privato, pari al 20,2% del totale. La comparazione
europea vede il tasso di utilizzo di queste piattaforme in Italia in
linea con la media UE
La pratica di trovare alloggio sulla Rete è più diffusa tra i giovani
tra 25 e 34 anni (26,8%), tra i residenti nel Nord-Ovest (24,1% contro
il minimo del 12,4% del Sud) e nei comuni centro dell’area
metropolitana (23,9%).
“Negli ultimi anni – commenta Antonio Matzutzi, Presidente di
Confartigianato Imprese Sardegna – c’è stato un forte aumento dei
viaggi, ovvero di spostamenti fuori dal comune di residenza con
pernottamento, organizzati con prenotazione mediante internet. Nel
2018, l’aumento di queste pratiche è stato superiore del 46,0%
rispetto alla quota rilevata nel 2013”. “Queste modalità di acquisto
dei consumatori – continua Matzutzi – rendono quindi essenziale una
efficace presenza sulla Rete delle imprese che offrono servizi e
beni”.
La bassa percentuale di strutture prenotate via web è la risultante di
due fattori: la banda larga ancora poco fruibile dalle imprese della
Sardegna e la poca maturità digitale delle realtà produttive.
Per ciò che riguarda la banda larga, secondo dati recenti, poco più
della metà delle famiglie sarde ha accesso alla banda ultra larga.
Infatti, solo il 53,8% della popolazione della Sardegna è servita
dalla rete dati ad altissima velocità. L’elaborazione sull’offerta di
accesso ad Internet in banda ultra larga, rivela come la nostra Isola,
a livello nazionale, con una copertura del 53,8% della popolazione
(dato composto da una quota del 28,5% relativa alla velocità 30-100
Mbps e da una quota del 25,2% relativa alla velocità 100-1.000 Mbps),
occupi appena il 15esimo posto. Nella classifica, la cui media
nazionale è del 66% di copertura della popolazione, primeggiano la
Puglia con l’82,3%, la Sicilia con il 77,2%, la Liguria con il 75,7%,
il Lazio con il 73,9% e la Campania con il 72,3% mentre mostrano una
copertura nettamente distante dalla media, su cui influisce anche la
morfologia del territorio, la Valle d’Aosta con il 28,7%, il Molise
con il 37,6% e il Trentino-Alto Adige con il 39,2%.
Per quanto riguarda la maturità digitale delle realtà produttive,
analisi di pochi mesi fa rivelava come le imprese della Sardegna
fossero ancora insufficientemente digitali. Più di due terzi di
queste, infatti, ha un livello insufficiente di conoscenza
informatica. Al contrario, solo l’8% applica una buona o ottima
digitalizzazione dei processi produttivi e ricorre a tecnologie 4.0
nella gestione delle proprie attività. Secondo l’analisi, ben il 64%
delle imprese sarde ha un mediocre livello di informatizzazione
dichiarandosi, per questo, “esordiente digitale” o “apprendista”, il
28% ha intrapreso un primo cammino tecnologico qualificandosi
“specialista digitale”, mentre solo 8% ha già attuato un importante
processo verso la piena digitalizzazione.
“La rivoluzione digitale – conclude Matzutzi – interessa
orizzontalmente tutte le imprese. Nessun settore, nessuna attività
dell’artigianato e della piccola impresa deve esserne esclusa. Per
competere, le imprese dovranno crescere e saper coniugare le
tecnologie digitali alla tradizione, al saper fare e alla creatività”.