Cranio sfondato con un oggetto di 5 chili, così è stata uccisa Francesca Deidda. Igor Sollai irremovibile: “Sono innocente”

Il 43enne accusato del femminicidio della moglie continua a urlare la sua estraneità ai fatti, dalla cella di Uta che condivide con 3 detenuti: “Vorrebbe dare altri suoi chiarimenti nel corso del procedimento”, spiegano i legali Carlo Demurtas e Laura Pirarba, “andiamo avanti con le nostre indagini e verifiche”. Il deposito dell’autopsia e di altre carte importanti previsto, salvo modifiche, a ottobre. Intanto, i carabinieri vanno a caccia di altre prove ascoltando nuovi possibili testimoni


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“Ribadisce che è innocente e che vorrebbe dare dei suoi chiarimenti nel corso del procedimento”. Due ore e mezza di faccia a faccia tra Igor Sollai e i suoi legali Carlo Demurtas e Laura Pirarba, avvenuto nel carcere di Uta, hanno portato il 43enne a ribadire la sua estraneità ai fatti nonostante la Procura ritenga schiaccianti tutta una serie di prove nei suoi confronti, da qui anche la bocciatura del riesame di due settimane fa. Sollai è “sereno ma provato”, proseguono i suoi due avvocati. Condivide una cella insieme ad altri tre detenuti e, negli ultimi sette giorni, ha potuto conoscere gli sviluppi delle indagini solo dalla televisione: “Gli abbiamo esposto le ultime risultanze, compresi gli accertamenti dell’entomologo nominato ieri”. Ora, le principali mosse si attendono dalla Procura: il pm Marco Cocco potrebbe ritenere di avere elementi sufficienti per decretare la fine delle indagini e disporre il rinvio a giudizio o il giudizio immediato su Sollai oppure, come filtra da più parti, attendere di avere davnti agli occhi la relazione finale dell’autopsia eseguita dal medico legale Roberto Demontis e altri documenti da parte degli altri esperti in campo. La Tac ha mostrato il cranio sfondato, sufficiente un unico colpo con un oggetto, forse un manubrio da palestra, del peso di 4-5 chili. A contorno, c’è stata anche la denuncia, fatta dal fratello della vittima contro il padre di Igor, colpevole di essersi introdotto nell’appartamento di San Sperate violando i sigilli messi dalle forze dell’ordine: “Abbiamo appreso questo particolare dalla stampa, non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale”, proseguono Demurtas e Pirarba. La giustificazione data dal papà dell’autotrasportatore è che volesse prendere dei vestiti da portare al figlio in carcere.
Igor Sollai difficilmente varcherà l’uscita del penitenziario di Uta, almeno sino alla conclusione delle indagini. Non ci sarebbero i margini per nessun alleviamento della misura detentiva e, a meno che la difesa non produca atti e documenti che provino l’estraneità al delitto del loro assistito, si andrà direttamente a processo. “Noi andiamo avanti con le nostre indagini e approfondimenti, anche grazie ai nostri consulenti. Attendiamo i risultati degli accertamenti disposti da dottor Cocco che, sicuramente, visto l’atteggiamento costantemente trasparente e collaborativo che ha portato avanti sino a oggi, ci metterà sicuramente a disposizione subito dopo il loro deposito, per valutare quali iniziative assumere”. Intanto, stando a quanto trapela, dopo le verifiche su casa e terreni ai bordi della Statale 125, i carabinieri avrebbero sentito nuovi possibili testimoni.