Cagliari, una città che sta cambiando: cosa è rimasto dopo un anno di locali chiusi o aperti a singhiozzo? Alcuni stanno nascendo, altri chiudendo purtroppo. Qual è la situazione del commercio?
A Radio Casteddu, Davide Marcello: “Sta succedendo quello che affrontiamo da anni, da una parte, non nella zona centralissima della città, dobbiamo analizzare quello che c’è intorno a tutte quelle vie che non sono mai state estremamente commerciali ma che, comunque, hanno una presenza importante di collegamenti di vari generi. Quelle vie, purtroppo, come per esempio la via Dante, sta continuando a soffrire: vediamo una marea di serrande chiuse e vorrei evidenziare anche che, tutte quelle attività che ci sono da tantissimo tempo, stanno cambiando le gestioni. Anche questo è un segnale da prendere con le pinze. Sicuramente il settore moda è il più colpito, il fatto di non vedere la serranda chiusa ma vedere in quella serranda una nuova gestione, anche quello non dobbiamo prenderlo come un segnale positivo”.
Significa quindi che tanta gente non ce l’ha fatta e ha dovuto cedere? “Lo stiamo dicendo da tempo: la crisi è assolutamente antecedente alla pandemia che sta probabilmente amplificando in maniera esponenziale tutto quello che è successo dal 2009 in poi con la crisi che ha cambiato l’economia mondiale e, nel nostro piccolo, abbiamo visto che il fatturato ha confermato, con il passare degli anni, questo andamento negativo”.
Com’è possibile che una persona, a parità di euro, rifiuti un posto di lavoro per il reddito di cittadinanza?
“Non posso spiegarlo perché è assurdo, a qualità di importo viene detto “resto a casa”: evidentemente non tutti hanno bisogno di lavorare per il futuro perché questo il reddito di cittadinanza terminerà e sarebbe bello avere un curriculum corposo da poter presentare per il futuro, ma evidentemente la gente non guarda in lontananza.
Io non posso dare altra motivazione: forse molti non hanno voglia di far nulla”.
Risentite qui l’intervista del direttore Jacopo Norfo e di Paolo Rapeanu
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